Lo stato di agitazione dell’intero settore industriale che prelude allo sciopero regionale dei lavoratori dei comparti elettrici, chimici, metalmeccanici, edili, dei trasporti e dei servizi: è quanto annunciato oggi dai segretari Cgil, Cisl e Uil Samuele Piddiu, Gavino Carta e Francesca Ticca dopo le assemblee nelle centrali termoelettriche e la riunione del Coordinamento dei settori Energia, Industria e Servizi che si sono svolte la settimana scorsa.

“I ritardi ormai accumulati sul piano di metanizzazione e le incertezze sulle prospettive delle centrali termoelettriche – hanno spiegato i segretari regionali Cgil Cisl e Uil – sono motivo di gravissima preoccupazione per il futuro occupazionale di tutti i lavoratori diretti e dell’indotto, così come per le prospettive dell’intero sistema produttivo isolano”.

Cgil, Cisl e Uil sollecitano da tempo Regione e Governo a procedere con azioni concrete che salvaguardino l’occupazione e restituiscano certezze ai sistemi industriali in difficoltà. Ecco le priorità: prima di tutto, realizzare il piano di metanizzazione, con la rete da nord a sud della Sardegna passando da Macchiareddu, le Fsru previste a Portovesme e Porto Torres, la trasformazione degli impianti termoelettrici oggi a carbone in impianti a gas. Contestualmente, occorre investire sull’innovazione legata alle rinnovabili, scommettendo su sviluppo e ricerca, in particolare sull’idrogeno.

“Il governo nazionale – sottolineano i segretari regionali – è in grave ritardo con l’emanazione del Dpcm Sardegna, sul quale ad oggi non c’è chiarezza e, anzi, sarebbe persino oggetto di modifica”. Il ministro Cingolani ha sostenuto che la transizione “deve essere sostenibile sennò non si muore di inquinamento ma di fame. Serve una transizione con la decarbonizzazione e il freno alla produzione di Co2, ma che dia tempo alle società di adeguarsi a queste trasformazioni”. Non è quindi giustificato il rinvio dell’approvazione del decreto, che avrebbe dovuto ottenere il via libera già a luglio. Cgil, Cisl e Uil auspicano che non ci siano modifiche rispetto alla visione condivisa con la stessa Regione, perché non sarebbe accettabile scompaginare scelte già definite, magari a causa di annunci di singoli player con una visione e interessi parziali. Se così fosse, si metterebbe a rischio l’intero impianto su cui si fonda la transizione energetica secondo obiettivi, piani e strumenti definiti dall’Unione europea, dai piani nazionali (Pniec) e regionali (Pears).

“Alla Regione – aggiungono Samuele Piddiu, Gavino Carta e Francesca Ticca – chiediamo di fare le dovute pressioni affinché quel Dpcm sia approvato al più presto e con i contenuti già definiti”. Secondo Cgil Cisl e Uil, che richiamano la Regione a un ruolo più attivo nella vertenza, è indispensabile fare scelte condivise e dentro una cornice complessiva, proprio per non subire scelte fatte altrove che di certo non tengono conto degli interessi della nostra comunità”. La proposta dei sindacati è stata chiarita in più di una occasione. Le risposte stentano ad arrivare e l’incertezza genera tensione. Ora si passa alle azioni di protesta.

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