La storia della Sardegna racconta che il moderno turismo nell’Isola ebbe inizio nel 1948 quando furono avviati i primi investimenti e i primi piani di sviluppo in concomitanza con l’acquisizione dell’agognata autonomia e con la sconfitta definitiva della malaria lungo le coste.

Le prime promozioni e realizzazioni infrastrutturali furono attuate attraverso l’Ente sardo industrie turistiche (ESIT) che promosse e finanziò la costruzione di alcuni alberghi fra cui l’hotel Miramar di Alghero (correva l’anno1953).

La prima scossa turistica si sviluppò a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, soprattutto ad Alghero e nella sua Riviera del Corallo, e il decollo si realizzò a partire dai primi anni sessanta allorché fu fondata dal principe ismailita Āgā Khān la Costa Smeralda con il luogo di elezione Porto Cervo, nel comune di Arzachena, che divenne il simbolo del turismo isolano.

Eppure già a partire dai primi anni del Novecento in Sardegna vi era un’eccezione ed era Aritzo. Paese di villeggiatura cove erano soliti trascorrere le vacanze estive numerosi abitanti delle città. Aritzo presentava una spiccata vocazione turistica per diversi motivi: la bellezza del paesaggio, il clima, l’ospitalità e i prodotti della sua terra.

Così, era il 1970 – le Cortes apertas sarebbero arrivate molto dopo – un gruppo di giovani del posto fece nascere la prima Sagra: quella delle castagne e delle nocciole. Fu un successo clamoroso, che si rinnova ogni anno da 51 anni portando nel paese barbaricino oltre 30mila persone nei giorni di festa, che da calemndario cadono sempre nell’ultima domenica di ottobre.

Cinquantuno anni fa nasceva ad Aritzo la prima festa popolare e tradizionale della Sardegna dell’interno. Nonostante le restrizioni covid, il rito della Sagra delle castagne si ripeterà anche il 30 e 31 ottobre.

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