Massimo Melis, 52 anni di orgine sarda, incensurato, lavorava alla Croce Verde di Torino e viveva con la madre anziana. Nella notte tra il 31 ottobre e l’1 novembre, in via Gottardo, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa, mentre si trovava nella sua auto parcheggiata in un’area isolata.

Il suo cadavere è stato rivenuto soltanto ieri pomeriggio. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo aveva accompagnato a casa una donna con cui aveva avuto una relazione a più riprese, Patrizia, 40enne, barista, che lavorava proprio in via Gottardo. Dopo aver attraversato l’androne del condominio, era tornato al parcheggio e si era fermato per fumare una sigaretta. Stava per risalire in auto, quando è arrivato il colpo dritto alla tempia sinistra, come accade nelle esecuzioni mafiose. Si ipotizza una reazione gelosa alla relazione con la donna, ma non c’è niente di certo.

I suoi familiari, amici e conoscenti negano la “pista mafiosa”, perché “era l’uomo più buono del mondo”. Tra le altre ipotesi, infatti, ci sarebbe anche uno scambio di persona con la vittima.

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