Non ci sono prove che il loro comportamento abbia causato i cosiddetti “veleni di Quirra”. Per questo motivo, gli otto comandanti che hanno guidato dal 2002 al 2010 il Poligono sperimentale di addestramento interforze di Salto di Quirra, a Perdasdefogu, sono stati assolti. Migliaia di chilometri quadrati di terra e mare resi inutilizzabili dagli ordigni fatti esplodere nel corso degli anni, decine di persone ammalate e morte di tumore, centinaia di animali contaminati, agnellini nati con due teste, falde acquifere inquinate dai residui dell’uranio impoverito e tutto ciò che può descrivere un disastro ambientale di proporzioni enormi restano per ora senza un responsabile.

and-quot-veleni-and-quot-quirra-cambia-giudice-processo-riprende-11-novembreIeri, dopo quattro ore di camera di consiglio, la giudice monocratica del Tribunale di Lanusei, Nicole Serra, ha emesso la sentenza finale che assolve gli otto comandanti che erano accusati di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri per non aver interdetto le aree dove si svolgevano brillamenti e lanci di missili e dotato il personale delle necessarie protezioni. Si tratta dei generali Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci, comandanti del poligono interforze del Salto di Quirra, e degli ufficiali Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzano, a capo del distaccamento a mare di Capo San Lorenzo.

“Siamo soddisfatti perché è arrivata una sentenza che speriamo abbia posto fine a tutta una serie di racconti che non hanno mai trovato riscontro in tutto ciò che è emerso dall’accusa a processo”, ha commentato l’avvocato Leonardo Filippi, uno dei difensori dei generali.

“Leggeremo le motivazioni della sentenza per valutare una eventuale impugnazione – ha detto all’ANSA il pm Biagio Mazzeo subito dopo il verdetto -: nel merito posso dire che mi dispiace che non ci siano colpevoli per certe illiceità che noi riteniamo provate: il disastro ambientale, le malattie e gli infortuni derivanti dalle attività del poligono”. Secondo Gianfranco Sollai, avvocato di parte civile, si tratta di una sentenza sostanzialmente giusta: “Il responsabile del disastro ambientale è lo Stato, non i comandanti. Se questa attività dovesse continuare faremo altre denunce”.

Meno soddisfatti i militanti di Liberu. “Con questa sentenza lo Stato italiano si autoassolve – si legge in una nota del partito della sinistra indipendentista sarda -. La sentenza dimostra che lo Stato italiano non ha nessuna intenzione di punire sé stesso per i danni arrecati alla nostra terra e per le morti causate ai cittadini sardi. Ma questa autoassoluzione non ci fermerà, non ci farà fare un solo passo indietro nella lotta contro l’occupazione militare, continueremo la nostra lotta politica sino a quando le nostre terre, tutte le nostre terre, saranno libere”.

Per non dimenticare la vicenda si ripropone il link del reportage “Poisons mortels: Quirra poubelle des armées” (Veleni mortali: Quirra pattumiera delle forze armate) firmato dai giornalisti Livio Capra e Francoise Begu, della durata di 50 minuti e trasmesso nel marzo 2014 da France Ô, il canale della programmazione estera di France TV. L’inchiesta riporta tra le altre diverse testimonianze di pastori che lavorano nelle aree vicine al poligono di Quirra, di familiari delle vittime della contaminazione, di giornalisti, un’intervista al Procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi, primo pubblico ministero al processo sui disastri ambientali e sulle morti riconducibili alle attività della base.

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