“Salude Sardigna cara! O terra mia, mamma d’òmines fortes, berrittados, de pianos e montes desolados, de bellas fèmminas e de poesia. Una die che perla ses cumparta, subra sos mares ricca d’onzi incantu”

Il 14 novembre del 1878 nasceva a Desulo Antioco Casula, più conosciuto come Montanaru – il poeta della montagna.
Dopo gli studi a Cagliari e Lanusei e dopo essersi arruolato e congedato dall’Arma, Casula cominciò a scrivere poesie per la Piccola Rivista, un periodico letterario di Cagliari fondato e diretto da Ranieri Ugo, e nel 1904 pubblicò la sua prima raccolta: Boghes de Barbagia (Voci di Barbagia), che uscì con illustrazioni di Andrea Valli. La pubblicazione della raccolta e i pur sporadici contatti con gli altri collaboratori della rivista fecero conoscere a Montanaru altri artisti dell’epoca, anche di altre discipline, e a Nuoro conobbe Sebastiano Satta, Giuseppe Dessì e Francesco Ciusa Romagna.

Nel 1905 si congedò dall’Arma perché, raccontò lui stesso, “mi mancava il tempo di leggere e solo la mente era vigile durante le notti insonni trascorse assai spesso al lume delle stelle o sotto la bufera”; tornò a Desulo, dove aveva ottenuto un impiego nell’ufficio postale. Riprese privatamente gli studi, e qualche tempo dopo ottenne la licenza magistrale. Iniziò a insegnare a Desulo, dove continuava anche il servizio presso l’ufficio postale.

Si sposò nel 1909, ebbe cinque figli. Il maggiore, Antonangelo, morì a 5 anni nel 1914, l’anno dopo morì anche la madre, che si spense per un tumore. Casula si risposò nel 1916 ed ebbe altri due figli. Per uno di questi, Antonello, compose Ninna nanna de Anton’Istene, una delle sue poesie più note.

Conobbe epistolarmente Grazia Deledda, nel 1920, che non aveva mai incrociato nemmeno quando entrambi scrivevano nello stesso periodo su La Piccola Rivista. Le inviò in dono un componimento in cui le dedicava una riscrittura della metafora del fabbro artefice delle scintille che, dal settecentesco Cantoni Buttu in avanti, era un tema assai ricorrente e dunque una “prova di abilità” nella poesia delle Barbagie a ridosso del Gennargentu; le inviò inoltre un quadro che ritraeva la processione dell’Assunta sul Monte Ortobene e che la scrittrice nuorese appese nello studio della sua casa romana, invitando Casula a passare ad ammirarlo di persona.

La lettera di ringraziamento della Deledda, conservata nell’epistolario dell’odierna casa-museo di Casula a Desulo, gli regalò in cambio intime riflessioni sul di lei scrivere che sono restate di una certa importanza nell’analisi deleddiana.
Nel 1922 diede alle stampe Cantigos d’Ennargentu (Cantici di Gennargentu), che fu illustrato con opere appositamente realizzate da Filippo Figari. La raccolta ebbe un improvviso successo e richiamò interesse anche dal Continente: fu tradotta in inglese, francese, tedesco e italiano. Nell’isola fu la definitiva affermazione.

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