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Oggi si parla sempre più spesso di ecosostenibilità che fa rima anche con mezzi pubblici. Già da tempi non sospetti, vi è una grande differenza tra città e aree urbane rispetto all’utilizzo di tram, bus e treni da una parte e auto dall’altra. Senza dubbio, la comodità gioca un ruolo decisivo, per cui se la fermata del bus o la stazione ferroviaria è “dietro l’angolo”, si tenderà a scegliere quest’opzione perché più conveniente dal punto di vista economico. A maggior ragione in un momento, come quello attuale, dove il prezzo dei carburanti è salito alle stelle. Ma se ci si impiega quaranta minuti per raggiungere la prima stazione a disposizione, a quel punto “si fa prima in macchina”.

In Sardegna la questione dei trasporti è dibattuta da decenni. I pendolari isolani, soprattutto quelli che viaggiano dalle aree più periferiche, lamentano da sempre la poca frequenza dei treni e più in generale l’assenza di una rete ferroviaria efficiente che li permetta di attraversare l’Isola senza dover impiegare metà giornata per raggiungere la propria destinazione.

Lo studio “Don’t miss the train” realizzata dal ricercatore Milo Popovic su dati dell’Eurpean Data Journalism del 2020, mostra in una mappa quanto impiegano gli europei a raggiungere la stazione più vicina. Il Paese che fa meglio di tutti è la Repubblica Ceca, dove in media i cittadini impiegano poco più di 2km ad arrivare ai treni in partenza, seguita da Germania e Regno Unito con una media di poco meno di 3km, mentre in Belgio bisogna camminare poco più di 3km e in Austria circa 3km e mezzo. In Italia, la stazione più vicina dista in media poco più di 5km, ma la situazione è molto variegata.

Se si dà un’occhiata alla mappa, è evidente che le aree in prossimità dei centri cittadini sono anche quelle più comode con una media che va dai 0-1 km ai 2-4km a Roma, Milano, Torino, Genova, Verona, Padova, Bologna, Parma, Firenze, Foggia, Catania, Messina, Cagliari e Sassari. D’altra parte ci sono delle aree in cui bisogna camminare anche più di 15km per poter prendere un treno. Si tratta per la maggior parte di aree rurali, siano queste nelle zone più interne o al contrario più vicine alle coste, comunque distanti dai centri cittadini. È il caso dell’area a sud ovest della Lombardia e al confine con il sud est della Liguria e il nord ovest dell’Emilia-Romagna, così come la costa che si affaccia sull’Adriatico al confine tra Emilia-Romagna e Marche, buona parte dell’Abruzzo, Basilicata e Calabria e la parte occidentale della Sicilia.

In Sardegna la situazione è altrettanto frammentata. Accanto a Cagliari e l’hinterland, le città principali di Sassari, Oristano e Nuoro sono quelle che raggiungono risultati migliori con una media che va dai 0-1km ai 2-4km. D’altra parte, ci sono aree dell’Isola in cui non bastano 15km per poter raggiungere la stazione più vicina. Si tratta, anche in questo caso, delle zone più interne, come la Barbagia, e delle aree costiere sia a sud, nei pressi di Pula, Chia e Capoterra, sia nell’area est, corrispondente al Sarrabus e all’Ogliastra. Tra l’altro, quelle più ricercate e battute dai turisti nella stagione estiva e non solo.

Un’Isola che va a due velocità, specchio di una mancanza di prospettiva politica sia nei confronti degli abitanti che la abitano, che oggi tornano a voler rivivere i loro luoghi d’origine – e che sarebbero una bella notizia in quanto a spopolamento -, sia per chi invece vorrebbe esplorarla a trecentossesanta gradi ma molto spesso finisce col visitare nemmeno la metà di quel che avrebbe pianificato proprio per l’assenza di collegamenti all’interno del territorio.

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