Sarà una tavola rotonda con i registi Salvatore Mereu, Gianfranco Cabiddu, Enrico Pau e Mario Piredda a concludere oggi alle 17,20 nell’Aula Magna Motzo (Sa Duchessa, via Is Mirrionis) le Giornate di studio su “Cinema ed economia del territorio”, organizzate dal Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali e dal Centro per l’educazione ai linguaggi del cinema, degli audiovisivi e della multimedialità (CELCAM) dell’Università di Cagliari.

L’iniziativa del Centro diretto da Antioco Floris ha puntato i riflettori sugli ultimi 25 anni dell’industria cinematografica in Sardegna, e sul progressivo sviluppo legato da un lato all’avvento di una generazione di autori nati e vissuti nell’isola e interessati all’affermarsi del comparto nel territorio, dall’altra a importanti interventi normativi della Regione Autonoma della Sardegna che, in particolare, nel 2006 ha promulgato una legge finalizzata proprio al sostegno del comparto.

Quanto ai lungometraggi, per esempio, dal 1995 al 2020 nell’isola sono state girate, talvolta solo in parte, 96 pellicole. La legge regionale per il cinema ha prodotto i primi effetti concreti a partire dal 2010: infatti, se nel periodo 1995-2009 risultano realizzati 32 film, nel periodo 2010-2020 i film realizzati sono 64, esattamente il doppio in un arco di tempo inferiore. Solo un terzo di questi film è stato finanziato dalla Regione. Questi dati mostrano quanto il rapporto fra investimento regionale e impatto sul mercato sia ampiamente positivo.

“Soffermandosi invece sui finanziamenti alla produzione concessi ai sensi della legge regionale sul cinema – spiega il professor Floris – risulta che dal 2007 a oggi sono stati ammessi a finanziamento 47 lungometraggi e sinora hanno concluso l’iter produttivo e sono andati in sala solo 14 film (altri sono in fase di realizzazione e usciranno i prossimi anni) evidenziando come non sempre l’intervento regionale sia sufficiente per permettere la realizzazione di un prodotto complesso e costoso come un film di lungometraggio. Infatti, va detto che difficilmente il finanziamento regionale supera il 25% del costo totale di un film e che pertanto è necessario poter accedere ad altre risorse economiche consistenti”.

Sul fronte dell’impatto con il pubblico, i dati che emergono sono molto interessanti per quanto attiene la critica e il circuito dei festival internazionali e meno in riferimento al pubblico pagante. Nel primo caso i dati segnalano una costante presenza nei festival di rilievo in tutto il mondo e l’ottenimento di premi a dimostrazione di un valore riconosciuto a livello internazionale che si traduce in visibilità e apprezzamento da parte di un pubblico selezionato e autorevole; nel secondo si evidenzia come nessuna di queste pellicole rientri fra i campioni d’incasso delle sale cinematografiche e che quindi incontra il pubblico in canali alternativi come l’home video, il video on demand, i passaggi televisivi.

Dal censimento della presenza nei festival internazionali emerge anche un dato interessante in riferimento alle generazioni autori che operano in Sardegna, infatti sono presenti sia quelli “maturi”, con all’attivo numerosi film, sia i più giovani, anche esordienti, a evidenziare come il fenomeno coinvolga positivamente diverse fasce d’età. “Elemento critico su cui è necessario intervenire – sottolinea Floris – è la presenza nei ruoli autoriali del cinema sardo di figure femminili, quasi che a oggi il lavoro di regista sia riservato al sesso maschile”.

I dati presentati durante l’iniziativa sono frutto di una ricerca condotta dal Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni culturali e dal CELCAM e finanziata dall’Assessorato della Pubblica istruzione della Regione Sardegna, e sono stati oggetto del confronto con il contesto nazionale (sono infatti presenti infatti ricercatori delle università di Bologna, Giorgio Avezzù e Marco Cucco, Perugia, Federico Giordano, e Link campus di Roma, Massimiliano Coviello) e nel quadro delle politiche regionali anche di Film Commissione (presenti i rappresentanti delle Film commission della Sardegna, Nevina Satta, e della Puglia, Luca Bandirali). La ricerca è stata coordinata da Antioco Floris assieme a Clementina Casula, Diego Cavallotti e Cinzia Dessì e sviluppata con approcci interdisciplinari in cui le competenze cinematografiche si completano con quelle socio-economiche. I dati sono stati raccolti da Giulia Aromando, Silvia Lai, Myriam Mereu e Marco Steri.

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