Il Piano di ripresa e resilienza – un fiume di denaro all’Italia dato in prestito dall’Europa all’Italia per due terzi – rischia di diventare un flop per il Sud Italia – e per la Sardegna per soprammercato.

I tempi di attuazione del Pnrr – spiega Antonio Fraschilla in un articolo de l’Espresso – non sono compatibili con il pessimo stato della macchina burocratica del Sud dopo decenni di tagli al personale e ai trasferimenti, e a riprova di questo in commissione Ambiente e lavori pubblici alla Camera è scoppiato il caso della linea di intervento sui piani Urbani.

Si tratta di un fondo da 2,7 miliardi di euro destinato alle Città metropolitane per avviare la riqualificazione di aree e quartieri. In particolare, con il Piano si finanziano progetti «aventi ad oggetto la manutenzione per il riuso e la rifunzionalizzazione ecosostenibile di aree pubbliche e di strutture edilizie pubbliche esistenti, il miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale, interventi finalizzati a sostenere progetti legati alle smart cities, ed i relativi soggetti attuatori nell’ambito dell’area metropolitana».

Il problema sono le date e le regole. Le Città metropolitane entro il 31 marzo devono presentare le istanze di finanziamento e avere un livello di avanzamento «non inferiore alla progettazione preliminare o studio di fattibilità tecnico economica».

Praticamente impossibile, in enti che già non riescono ad affrontare l’ordinario, pensare che queste strutture in tre mesi possano presentare studi di fattibilità.

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