Nella giornata di ieri ha fatto molto scalpore la storia di una giovane studentessa di Cagliari, Natalia Vacca Ferrai, 21 anni, che nella sera di martedì 11 gennaio è stata aggredita sessualmente da un uomo sui 30-40 anni.

Natalia ha raccontato il fatto sul suo profilo social per spronare tante altre giovanissime come lei “a denunciare sempre e subito con qualsiasi mezzo, ma mai restare in silenzio”. Ma ciò che ha suscitato una vera e propria rivolta sul web è stato il fatto che, una volta arrivata alla stazione dei carabinieri più vicina per denunciare, le è stato detto che dopo le 20 non era più possibile farlo. Come se le aggressioni sessuali avessero un orario prestabilito.

La giovane si è dunque recata prima all’ospedale Brotzu per poter effettuare la visita medica di rito e, dopo un’attesa lunga una notte intera, ha ricevuto il referto e si è nuovamente avviata verso la stazione dei carabinieri per sporgere denuncia con prove alla mano.

Le lettrici – e i lettori – del post non l’hanno mandata giù e hanno lasciato una sfilza di commenti per sottolineare la gravità del fatto: “Inaccettabile che si possa sporgere denuncia in alcune fasce orarie e stop. Una vergogna”; “Non capisco alcune circostanze dell’episodio, come la non raccolta della sua denuncia da parte dei carabinieri per ragioni di orario”; “Ma come è possibile che non si possano presentare denunce dopo le 20?”.

La prassi vuole che, in caso di emergenza, si debba chiamare il 112 o il 113 per un intervento immediato delle forze dell’ordine, ma talvolta quando ci si ritrova a dover scappare da un aggressore che vuole la tua carne, senza se e senza ma, non si ha né la lucidità né la prontezza di prendere il telefono e digitare un numero. L’istinto di sopravvivenza appartiene a uomini e donne, indistintamente. Probabilmente la giovane ha pensato di recarsi di persona in un posto sicuro, per evitare il peggio, senza prestare troppa attenzione alle lancette, che in quel momento – e solo chi l’ha provato può dirlo – correvano più veloci del tempo.

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