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La Sardegna ha commemorato oggi le vittime dell’Olocausto nel corso di una cerimonia che si è svolta in Prefettura, alla presenza, tra gli altri, del Prefetto di Cagliari Gianfranco Tomao e dell’Arcivescovo di Cagliari, Giuseppe Baturi, oltre ai rappresentanti delle Istituzioni.

“Ci ritroviamo ancora una volta per celebrare la Giornata della Memoria, 77 anni dopo quella drammatica scoperta da parte dell’esercito sovietico, per ricondurre alla mente e riattualizzare quelle tragiche pagine di storia che portarono alla devastazione e al genocidio di milioni di esseri umani in conseguenza delle leggi razziali e della ‘soluzione finale’ – ha detto la vicepresidente della Giunta regionale, Alessandra Zedda – Oggi è l’occasione per operare con decisione una necessaria riscoperta dei valori fondanti e fondamentali di ogni persona: il diritto alla vita e a una vita degna”.

“Sarebbe troppo facile commemorare fatti accaduti tre quarti di secolo fa, prenderne le distanze e dirci che simili nefandezze non devono più compiersi – ha detto la vicepresidente in uno dei passaggi del suo discorso – Questa di oggi è una ulteriore opportunità per riaffermare il primato dell’etica, della moralità, dell’educazione”. Rimarcando l’urgenza di opporsi a tutte le forme, più o meno evidenti, di razzismo, emarginazione, isolamento, violenza e sopraffazione, la vicepresidente Zedda ha ricordato le donne vittime di violenza, i bambini ai quali viene negato il diritto all’infanzia e alla adolescenza, le insidie relative alle nuove tecnologie e ai social, pericolose al punto da portare perfino al suicidio o all’annientamento della personalità.

“Affinché il ricordo della Shoah risulti efficace, la memoria non può ridursi soltanto all’indignazione e alla riprovazione dei crimini nazisti, sentimenti comunque necessari dinanzi a simili atrocità. La memoria – ha concluso la vicepresidente – richiede comprensione di ciò che accadde e quindi la capacità di leggere e interpretare la storia. Il modo per scongiurare questi pericoli è quello di riconoscerci reciprocamente come una opportunità di bene gli uni per gli altri”.

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