“Barella è un giocatore top class, la sua assenza è un bene per noi”.
L’allenatore del Liverpool Klopp non si era nascosto e lo 0-2 di San Siro lo ha confermato: senza Nicolò non è la stessa cosa per l’Inter, a maggior ragione a questi livelli, in una sfida di Champions League contro una delle corazzate del calcio europeo. L’apporto di Barella sarebbe stato vitale: la sua energia è mancata soprattutto nella parte finale, quando i nerazzurri di Inzaghi hanno pagato a caro prezzo lo sforzo di giocare ad armi pari con gli inglesi per 70 minuti.
E chissà quante volte il centrocampista cagliaritano dalla tribuna del Meazza avrà ripensato a due mesi fa, a quello sciocco fallo di reazione alla fine di una partita ormai ininfluente contro il Real Madrid: un’espulsione e una squalifica che poteva tranquillamente risparmiarsi (salterà anche la partita di ritorno ad Anfield) per un giocatore che ha nella grinta e nell’agonismo le sue peculiarità ma che, dai tempi di Cagliari e delle sue prime stagioni in Serie A, sembrava aver ormai imparato a gestire.
Nella prima stagione dopo il passaggio dai rossoblu all’Inter, Antonio Conte lo prese ad esempio di giocatore non ancora abbastanza esperto per la ribalta internazionale. “Quando la squadra è il difficoltà – disse dopo una partita persa in rimonta contro il Borussia Dortmund – a chi devo chiedere di metterci quel qualcosa in più? A Barella, che l’anno scorso giocava nel Cagliari?”.
Uno scudetto e una finale di Europa Leauge dopo, oltre all’Europeo vinto con la Nazionale, Simone Inzaghi avrà pensato l’esatto contrario: “Perchè tra tutti doveva mancarmi proprio lui?”.

Marco Rosignoli

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