foto di repertorio

La pandemia da Covid ha portato, oltre le centinaia di migliaia di morti, tanti effetti collaterali. Tra questi, l’impossibilità di stare vicino ai propri familiari, amici e affetti in generale che si trovano ricoverati in ospedale. Dopo due anni di restrizioni, non è possibile ad oggi visitare un proprio caro, che sta attraversando un momento di difficoltà. I social ormai sono pieni di racconti così simili tra loro, che vogliono ricordare che il ritorno alla normalità, agli abbracci e, semplicemente, alle presenze è una necessità sempre più imminente.

“Non volevo parlare di questa storia assurda, ma questo giorno particolare per me e la mia famiglia, merita la giusta attenzione.

Avevo scritto precedentemente che mio padre stava vivendo la sua ultima battaglia.

Da tempo combatte con un linfoma al quarto stadio e noi abbiamo cercato di proteggerlo e difenderlo fino all’ultimo da un sistema che si è dimenticato di molti come lui, che stanno tanto male.

Da quasi un mese è entrato in clinica e nessuno può visitarlo.

Divieto assoluto per chiunque (vaccinati, tamponati o meno). Chiuso per tutti!!!

Un uomo solo senza i suoi affetti, alla fine del suo cammino.

Poco tempo fa, avrebbero dovuto trasferirlo in un’altra struttura e li probabilmente, in alcuni casi, avremmo potuto vederlo, ma il giorno del suo trasferimento è risultato positivo al Covid.

Si, positivo al Covid… in una clinica dove non fanno entrare nessuno. Assurdo vero!!!

Per noi, purtroppo non è così assurdo, in quanto è la seconda volta che viviamo la stessa identica esperienza. Fortunatamente, lui risulta sempre asintomatico, questo lo tutela dalla malattia, ma non dal fatto di rimanere isolato, con o senza covid.

Oggi compie 80 anni. Dopo una vita di duro lavoro, la società lo ha ripagato per bene.

Un uomo che deve rimanere solo, senza i suoi affetti, senza la sua famiglia.

Stiamo creando un mondo pieno di contrapposizioni, ci hanno imbottito la testa con slogan e paure mettendoci gli uni contro gli altri, ricattati, privati del lavoro, dividendoci e allontanandoci dagli affetti.

Penso che non ci sia cosa peggiore che si possa fare, ma in cambio ci hanno regalato qualche spiraglio di libertà.

Ho voluto scrivere pubblicamente questa storia, per denunciare ciò che sta accadendo in questo momento a tante persone che combattono giornalmente queste battaglie e penso che non ci sia cosa più crudele.

Credo che il nostro compito nella vita sia rendere questo mondo un posto migliore, ma forse, ci siamo persi un po’ tutti per strada.

Rimangono soli e muoiono soli, quelli che hanno attraversato la loro vita con mille difficoltà, con tanti sacrifici, che hanno lavorato da piccoli, senza arrendersi mai hanno portato su le loro famiglie e ci hanno insegnato come vivere con dignità.

Ciao pa’… oggi non ci sarà torta per te, non ci sarà una canzone per te, non ci saranno i tuoi figli e i tuoi nipoti, ma il nostro amore è li con te.

So che sei forte come una roccia e non hai bisogno delle mie parole per tirarti su, ma tutto questo può aiutarci ad aprire gli occhi.

Resisti papà.

Buon Compleanno.

Sergio Piras”

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