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La pandemia ha creato tantissimi problemi e sono tantissime le persone che hanno bisogno di un aiuto psicologico per riprendere una parvenza di normalità. Oggi circa il 30% dei cittadini italiani soffre di disturbi psicologici conseguenti alla crisi epidemiologica, ed è per questo che è stato istituito il bonus psicologo. Gli psicologi hanno sicuramente avuto un ruolo importantissimo di supporto e di prevenzione di disagi più gravi: l’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Sardegna, con le associazioni di psicologia dell’emergenza, è stato fra i primi in assoluto in Sardegna, ma anche in Italia, ad attivare un filo diretto gratuito di supporto psicologico con ben due linee telefoniche che hanno garantito assistenza per ben tre mesi.

Ma nonostante la situazione di emergenza presupponga una collaborazione fattiva fra i diversi professionisti che si occupano della salute psicologica e del benessere dei cittadini, sembra acuirsi la tradizionale contrapposizione tra psicologi e psichiatri. Nei giorni scorsi, sentiti dalla Commissione Sanità del Consiglio Regionale, i rappresentanti della psichiatria hanno infatti rivendicato con forza il proprio ruolo, paventando il rischio che gli psicologi possano fare diagnosi o somministrare cure psichiatriche, perché questo sarebbe espressamente vietato dalla legge.

Dichiarazioni, queste, che hanno suscitato l’indignazione dell’Ordine degli Psicologi sardi. “Destano preoccupazione e stupore le dichiarazioni, in sede di audizione nella Commissione Sanità del Consiglio Regionale, dei rappresentanti della psichiatria secondo cui occorrerebbe scongiurare il rischio che gli psicologi possano fare diagnosi o somministrare cure psichiatriche, perché questo è espressamente vietato dalla legge. Così come non è nemmeno pensabile che sia lo psicologo a decidere se un paziente debba o meno andare dallo psichiatra: questa valutazione deve essere lasciata al medico”, – scrive in una nota Angela Quaquero, presidente Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Sardegna –Dichiarazioni di fatto in contrasto con quanto espressamente previsto dalla legge 18 febbraio 1989 n° 56 che all’ art. 1 così recita: “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito“.

“La competenza nel fare diagnosi nell’ambito dei disturbi psicologici – aggiunge Quaquero – ci è quindi attribuita con indiscutibile chiarezza da una legge dello Stato, cosa che regolarmente facciamo in un rapporto di proficua collaborazione e scambio con gli psichiatri, a cui inviamo i casi e che a loro volta ci inviano i casi per psicoterapia, cosa ben diversa dalla prescrizione di farmaci che nessuno di noi si sogna di fare e che ci è appunto vietata dalla legge”.

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