“Il Centro Sardegna non deve essere una colonia energetica” è il titolo del flash mob promosso domenica mattina all’impianto idroelettrico del Taloro e nell’area industriale di Ottana (Nuoro) dall’Assemblea per la democrazia energetica della Sardegna (Ades), contro il Dpcm licenziato qualche giorno fa dal Governo Draghi che, a detta dei manifestanti “fa dell’Isola una piattaforma conto terzi per l’esportazione di energia elettrica e metano, creando problemi all’ambiente e senza reali vantaggi economici”.

L’assemblea contesta il Dpcm a cominciare dall’estensione della rete di trasmissione elettrica nazionale attraverso un cavo Sardegna-Sicilia che fa parte del Tyrrhenian Link. “Verrà utilizzato in chiave export, per inviare, cioè, l’energia prodotta da fonti rinnovabili verso il Continente, come evidenziato dal Piano di Sviluppo Terna – denunciano i manifestanti – Per questa ragione le richieste per la realizzazione di grandi impianti da fonti rinnovabili sono in forte aumento, molto oltre il fabbisogno sardo”.

“La Sardegna avrà un hub energetico che potrà movimentare qualcosa come 6 o 7 miliardi di metri cubi di gas, quando il fabbisogno sardo è stimato tra i 460 milioni e 900 milioni di metri cubi dal Piano energetico” spiegano ancora i promotori del sit-in. “Anche la piana di Ottana è interessata dall’assalto che la Sardegna sta subendo da parte delle società di produzione di energia elettrica – dice all’Ansa Laura Cadeddu dell’Ades: da una parte il progetto di una nuova centrale elettrica a metano/gasolio, a riproporre le eterne promesse mancate dell’industria fossile, dall’altra il progetto per l’installazione di un parco fotovoltaico da 85,80 MW su una superficie di 140 ettari, una speculazione selvaggia che farà felici imprenditori milionari del nord Italia e di paesi esteri. L’unica vera transizione sono le ‘comunità energetiche'”.

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