Nell’impasto ha utilizzato la farina di ortica che, oltre alla bontà, garantisce a quanto pare un ricco apporto di vitamine nell’impasto, tanto da trasformare quasi la pizza in un vero integratore alimentare. Per il condimento, oltre alle erbe officinali spadellate in un letto prezioso e dorato di Aglio triquetro e di olio evo delle campagne di Castelsardo, ha utilizzato dell’ottimo pecorino di Macomer. Così, con la sua pizza “MamaTerra” senza glutine, Dario Busceddu, pizzaiolo di Castelsardo, con la collaborazione del Centro studi MamaTerra di Sassari, si è classificato al quarto posto nel Campionato Mondiale della Pizza che si è svolto dal 4 al 6 aprile al Polo Fieristico di Parma.

La vittoria è nata dall’incontro tra Busceddu, mastro pizzaiolo, mago degli impasti e fine selezionatore di farine, con Roberta Cucciari e Dario Bottazzi del Centro studi MamaTerra (Centro studi, ricerca e formazione in discipline olistiche e bionaturali di Sassari). Da quell’incontro è nata la proposta del pizzaiolo di coinvolgere i due naturopati e esperti di erbe officinali per creare una pizza con le erbe che venivano usate per nutrire le comunità e le famiglie da portare al Campionato Mondiale della Pizza.

Dal connubio – si legge in una nota – sono nate due pizze, una senza glutine e una classica. Quella a cui è stata dedicata più attenzione è stata quella con l’impasto senza glutine che poi è stata premiata a Parma: insieme alla farina di riso, mais, ceci e piselli, compare come detto la farina di Ortica che – si legge – “ha aggiunto un importante apporto vitaminico di C, B e K, ferro e oligoelementi, ed oltre alle vitamine le sostanze azotate, minerali e polisaccaridi”. 

Una avventura indimenticabile per Busceddu e per tutto il gruppo di lavoro che l’ha sostenuto in Sardegna. “Con pizze lussuose e costose, che hanno strizzato l’occhio agli sponsor, la pizza MamaTerra ha strizzato l’occhio ai temi della terra, della sobrietà, della difesa della nostra isola e della nostra tradizione erboristica e culinaria – si legge nel comunicato -.  Una comunità è viva se sa difendere il proprio territorio e conosce il proprio ricettario popolare, lo frequenta, lo tramanda, lo rinnova. Grazie a Dario Busceddu che ha scelto di tramandare, rinnovando e osando”.

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