Nel 1972 viene pubblicato “Paese d’ombre”, romanzo del noto scrittore Giuseppe Dessì, dalla casa editrice Il Maestrale. Nello stesso anno, l’opera conquistò anche il Premio Strega, entrando così nell’Olimpo dei grandi classici italiani contemporanei.

Nel romanzo, ambientato a Norbio – nome di fantasia per indicare il paese di Villacidro, luogo d’origine dell’autore -, racconta le vicende di Angelo Uras che vive con la madre Sofia Curreli ed è ben voluto dal ricco possidente don Francesco Fulgheri, un burbero anticonformista per il suo “modo di pensare che era così moderno da essere considerato pericolosamente rivoluzionario dalle autorità governative isolane, dalle autorità che stavano accanto al Viceré, dal Presidente dell’Ordine degli avvocati, e specialmente dai due personaggi più in vista di Norbio, che erano l’avvocato Antioco Loru e il professore Antonio Todde”.

In quanto avvocato, Fulgheri infatti aveva difeso il pastore Pantaleo Mummìa, colpevole di essersi ribellato al noto Editto delle chiudende (1821) che aveva di fatto dato inizio alla privatizzazione delle campagne, fino a quel momento libere per l’uso della pastorizia, cancellando l’antico diritto delle terre comuni per il pascolo e il bosco.

Una storia che racconta un’epoca di trasformazioni nell’Isola, in cui le prime vittime furono proprio gli allevatori che si videro privati di una tradizione lunga secoli e che cambiò radicalmente l’assetto sociale e culturale sardo.

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