In meno di ventiquattr’ore sono in grado di distruggere il raccolto di un intero campo, mandando in fumo mesi di lavoro e di investimenti. Le cavallette sono una piaga per gli agricoltori della Sardegna, da almeno quattro anni. Nonostante gli sforzi, la Regione Sardegna finora non è riuscita a porre rimedio in maniera efficace al problema.

“Dopo il loro passaggio è come se ci fosse stato un incendio: distruggono tutto, lasciando il terreno a brandelli”, spiega a Carlotta Lucato dell’AGI Giovanni Mureddu, imprenditore nell’agricoltura e nell’allevamento in agro tra Ottana e Bolotana (Nuoro). “E sono tantissime, come un fiume in piena, anche solo vederle all’azione è un’immagine impressionante”. Il 2022 potrebbe essere ricordato come l’annus horribilis: gli imprenditori agricoli delle aree interessate già dicono di non averne mai viste così tante in questo periodo dell’anno, e che è ormai troppo tardi per intervenire, anche perché, secondo il loro parere, gli strumenti messi in campo dalla Regione sono obsoleti e fanno troppo ricorso alla chimica, quindi non sono utilizzabili sui terreni coltivati.

Lo scorso gennaio la Regione Sardegna ha stanziato 800 mila euro per tre anni, 200 mila dei quali per il 2022. Ma non basta. “L’unica arma efficace e del tutto biologica per contrastare l’invasione delle cavallette”, spiega un imprenditore all’AGI, “è costringere i proprietari terrieri ad arare i loro campi, perché l’aratura periodica distrugge le uova”. Lo conferma anche uno studio dell’università di Sassari. Ma ormai il dato è tratto. L’entità del danno del 2022 si conoscerà solo a fine maggio, quando tutte le uova si schiuderanno.

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