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È stato condannato in via definitiva all’ergastolo perché ritenuto il mandante dell’omicidio della moglie, Dina Dore, avvenuto nel marzo del 2008. Eppure il dentista di Gavoi Francesco Rocca non perderà la titolarità dei suoi beni. Il giudice Civile del Tribunale di Nuoro Tiziana Longu ha infatti decretato che le ricchezze appartengono a Rocca e non sono frutto di un patto fiduciario con la famiglia, rigettando l’istanza presentata dalle due sorelle e dalla madre dello stesso uxoricida per spogliarlo delle ricchezze.

L’istanza – contestata anche dai legali della famiglia di Dina Dore – aveva probabilmente la finalità di evitare che i beni di Rocca fossero aggrediti dai Dore (che hanno diritto ad una provvisionale dopo la condanna) e dalla stessa figlia minorenne (per il cui risarcimento sono in corso altre due cause civili). Finalità che la decisione del giudice ha scongiurato.

Era la sera del 26 marzo 2008. Dina Dore, una donna di 37 anni, rientrava nella sua abitazione in via Sant’Antioco, a Gavoi, insieme alla figlioletta di sette mesi quando fu aggredita. Qualcuno le legò mani e piedi soffocandola con il nastro adesivo prima di rinchiuderla nel bagagliaio dell’auto, una Fiat Punto.

In un primo momento gli investigatori, non trovando il cadavere, pensarono ad un sequestro di persona (il corpo fu scoperto nel cofano della Punto dopo parecchie ore). Solo nell’autunno 2012 un informatore accusò del delitto il giovane Pierpaolo Contu spiegando che il ragazzo, allora minorenne, avrebbe agito su ordine del marito della vittima. La tesi di Rocca mandante dell’omicidio fu ribadita nello stesso periodo da una lettera anonima indirizzata alla sorella della vittima, Graziella Dore. I rilievi portarono inoltre a individuare sullo scotch che aveva impedito alla donna di respirare anche la traccia di un altro Dna maschile, rimasto però sconosciuto.

Per questo motivo nel febbraio del 2013 Contu e Rocca furono arrestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Cagliari. Determinante, durante il processo, fu la testimonianza di un amico dello stesso Contu, Stefano Lai, che racconto come l’amico gli avesse confidato di aver ucciso Dina Dore su mandato di Rocca: per ricompensa il dentista gli aveva promesso una somma di 250mila euro o un immobile. Pierpaolo Contu è stato condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione, mentre Francesco Rocca nel settembre 2018 è stato condannato all’ergastolo. Ma secondo i giudici ha ancora diritto alla titolarità dei suoi beni.

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