“Lasciar andare ciò che non è vitale: questa è una delle cose più importanti che ho capito in questi mesi di cura della malattia e di santa igiene di vita e relazione. Così per il mio cinquantesimo compleanno ho aperto l’armadio, che esplodeva di cose accumulate negli anni, e ho scelto cinquanta capi che lungo la vita hanno vestito la persona che sono stata, ma che adesso non sono più”. Nella giornata di ieri Michela Murgia ha compiuto 50 anni e ha voluto lasciare un messaggio sentito ai suoi lettori e follower sul suo profilo Instagram.

L’autrice premiata al Campiello 2010 col bestseller “Accabadora” (Einaudi) è riuscita negli anni a consolidare la sua figura di scrittrice e opinionista sui più importanti quotidiani e periodici nazionali. Sue le battaglie sulla democrazia, la parità di genere e l’uso proprio del linguaggio, specie nei media. Ogni settimana, infatti, Michela Murgia si dà appuntamento coi suoi lettori per la “rassegna sessista della settimana”, dove presenta articoli di giornale in cui le figure femminili vengono verbalmente declassate e sminuite in ambito professionale e non solo.

Quest’anno poi è stata anche conduttrice del programma “Ghost Hotel” in onda su Sky, per cui ha raccontato nove autori che hanno segnato per sempre la letteratura – e la cultura – lungo il corso del Novecento. Nel frattempo è andata avanti col progetto letterario sull’identità femminile “Morgana – Storie di ragazze che tua madre non approverebbe”, scritto inisieme a Chiara Tagliaferri e presentato anche in versione podcast.

La sua community su Instagram è molto forte e molto legata all’autrice, così la stessa ha scelto di raccontare anche periodi difficili della sua vita, come quello in cui spiega di un intervento affrontato a Roma per una “malattia” di cui non ha voluto rivelare i dettagli. “Rivivranno negli armadi delle amiche e degli amici – continua nel messaggio ai suoi follower -, insieme alle parole con cui ho scelto di lasciarli andare. Che si tratti di vestiti, persone o situazioni, scegliere chi o cosa non trattenere è spesso doloroso, ma oggi forse il mio traguardo è questo: ho più voglia di crescere che paura di rincrescere. È un pensiero che mi sarebbe servito di più a trent’anni, ma meglio averlo ora che non averlo avuto mai”.

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