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Il Cagliari comincerà il suo ritiro in vista della nuova stagione il 3 luglio. Lo farà – per la prima volta nella gestione Giulini – ad Asseminello, Niente Pejo dunque. E niente Aritzo. La località barbaricina sembrava un appuntamento indispensabile per rinsaldare l’abbraccio con il popolo rossoblù, per rinnovare il patto con la terra d’appartenenza e per ricaricare le energie. Evidentemente la società di via Mameli ha pensato diversamente.

Non è un buon segno. Dopo la prima retrocessione, Giulini scelse Aritzo per rilanciare l’entusiasmo e galvanizzare il gruppo. Arrivarono con un pullman carico di aspettative alcuni ragazzi che avrebbero fatto fortuna nel club: uno su tutti, un giovanissimo Barella. E poi Cragno, Sau, Joao Pedro, Farias, Di Gennaro, Melchiorri. Gente formidabile anche in serie A. Che sentiva di essere chiamata a riportare subito la squadra là dove le competeva: nell’Olimpo del calcio, in serie A.

Oggi quel fermento non c’è. C’è aria di smantellamento, pochi nomi di peso associati al mercato in entrata Lapadula, Coda, Brunori: sono questi i calciatori accostati ai colori rossoblù. Forse è prematuro, forse dopo le sanguinose uscite dei big (tutti, da Cragno a Marin, da Pereiro a Joao Pedro, da Nandez a Bellanova) arriveranno i colpi. Ma sembra che manchi quell’entusiasmo che caratterizzò la prima risalita. Bisogna levarsi di dosso il velo del lutto. E bisogna farlo in fretta. La serie B non perdona.

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