La situazione è paradossale. L’Italia è costretta a intensificare le centrali a carbone per ovviare alla mancanza di gas russo. Ma da dove importa il carbone? Soprattutto dalla Russia perché è più economico. Succede anche a Portovesme, nel Sulcis, dove anche ieri notte una nave mercantile ha portato dalla Spagna l’ennesimo carico di carbone con tanti mezzi che caricavano e scaricavano nell’area portuale. Le navi arrivano come sempre dal deposito Enel in Spagna, dove arriva il carbone da tutto il mondo (ma come detto soprattutto dalla Russia, visto che quello più economico) che poi viene smistato nelle diverse centrali: Sulcis, Civitavecchia e Brindisi.

Insomma, nonostante l’ipotesi di dismissione nel 2025, l’attività della centrale a carbone del Sulcis procede ancora a regimi altissimi.

Come noto, l’emergenza energia provocata dalla guerra in Ucraina e dalle tensioni con la Russia ha costretto il Governo a rallentare la cosiddetta transizione ecologica con il passaggio all’energia sostenibile.

Il piano di emergenza del Governo, oltre a una serie di limitazioni dell’energia, prevede un innalzamento provvisorio della quota di produzione di energia fossile (dal 6 al 10 per cento) con il conseguente aumento dell’attività delle due centrali sarde di Fiume Santo e Portovesme e – come testimoniato dal via vai di questi giorni – dall’aumento dell’utilizzo di carbone.

Eppure è abbastanza singolare che la materia prima arrivi proprio dalla Russia.

Per sopperire ai tagli del gas russo, oltre al maggiore utilizzo di energia dal carbone e di gas dalle trivellazioni, il piano del Governo prevede come detto una nuova austerity. Tra le limitazioni che riguardano più da vicino i cittadini la riduzione della temperatura dei termosifoni nel periodo invernale e dell’utilizzo dell’aria condizionata d’estate, tagli all’illuminazione dei lampioni nelle città e nei musei, la chiusura anticipata degli uffici pubblici e la riduzione del riscaldamento negli uffici pubblici, la chiusura anticipata dei locali privati (alle 23) e quella  dei negozi (alle 19).

Quanto alle centrali a carbone resta ancora ufficialmente il phase out previsto per il 2025, ma tutto dipenderà dall’andamento della situazione internazionale.

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