Era uno studente. Durante la chiusura estiva della scuola lavorava nel settore edile o il taglio nelle sugherete con lavori precari e stagionali. Filippo Bua, il ragazzo di appena diciotto anni morto drammaticamente ieri in un cantiere di Santu Lussurgiu mentre tagliava il sughero dagli alberi, è l’ennesima vittima di un incidente del lavoro in Sardegna. Il giovane di Alà dei Sardi, in provincia di Sassari, è morto in una maniera atroce perché l’accetta che stava utilizzando gli è sfuggita colpendolo alla gola.

Ma Filippo era stato adeguatamente informato e formato sulla sicurezza prima di essere inserito nella squadra di lavoro?, si chiede l’Unione Sindacale di Base in una nota. Il datore di lavoro aveva predisposto tutte le misure previste dalle norme sulla sicurezza?

“Il nostro pensiero va immediatamente ai familiari della vittima. Tutti i cittadini di Alà dei Sardi si uniranno sinceramente alla famiglia di Filippo, il sindaco indirà il lutto cittadino. Poi tutto continuerà come prima – scrive l’USB -. Del resto, in Italia dove l’economia è funzionale solo al raggiungimento del profitto fine a sé stesso non si muoverà un dito per cambiare le cose. Mettono al primo posto i profitti e la competitività ritenendo determinati investimenti per migliorare salute e la sicurezza i “costi” devono essere tagliati.

Le vittime di quest’ ANNO in tutto il Paese sono: 646 (dei quali: sul lavoro 454; in itinere 188; Covid 4) in Sardegna sono già 18, una cifra enorme se rapportata percentualmente ai lavoratori occupati.

“Di fronte a questa strage noi di USB e Rete Iside, insieme alle deputate di Manifesta, abbiamo elaborato una proposta di legge che prevede l’introduzione del reato di omicidio e lesioni gravi sul lavoro. Con la sua approvazione si predisporrebbe uno strumento di deterrenza nei confronti di coloro che non applicano misure per tutelare di salute e sicurezza dei lavoratori. Con oltre 600 morti solo nei primi sette mesi del 2022 approvare questa legge ci appare sempre più urgente e necessario. Non serve, solamente, piangere sulle morti, se non conduce quotidianamente la battaglia contro lo sfruttamento e l’impoverimento dei lavoratori, contro modi e i tempi di lavoro antiumani. È per questo motivo che USB ha lanciato la campagna per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro, proprio come è stato fatto per contrastare i morti sulle strade con il reato di omicidio stradale. E serve garantire la totale impunità e salvaguardia dal licenziamento per i lavoratori e le lavoratrici che denunciano le irregolarità aziendali in tema di sicurezza. E sappiamo tutti che maggiore precarietà, come la condizione di Filippo, significa anche minori sicurezze perché significa maggiore difficoltà da parte dei lavoratori a rivendicare i propri diritti. Le chiamano “morti bianche”, parlano di errore umano o fatalità, ma fatalità non sono, altro non è che “omicidio sul lavoro”. È urgentissimo fermare la strage e introdurre il reato di omicidio sul lavoro”.

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