La Sardegna si trova a metà classifica sulla sostenibilità delle regioni italiane realizzata dall’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile). L’analisi prende in considerazione gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.

L’Italia è indietro nel percorso che mira allo sviluppo sostenibile e poiché molte politiche sono di competenza delle Regioni e delle Province autonome spetta anche a loro adottare i provvedimenti necessari per accelerare questo processo. Inoltre, ilnostro Paese è caratterizzato da forti disuguaglianze territoriali che rendono più complesso il raggiungimento di obiettivi comuni.

Ai primi posti si trovano le regioni del Nord, grazie ai comportamenti individuali di ciascun cittadino nella vita di tutti i giorni. In particolar modo spicca l’indicatore sulle detrazioni fiscali riguardo la riqualificazione energetica degli edifici. Al primo posto si trova il Trentino, seguito da Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Anche l’indicatore sui rifiuti vede al Nord ottimi posizionamenti nell’ambito della raccolta differenziata: primo il Veneto (62,6% di raccolta), secondo il Trentino (62,3%) e il Friuli (57,5) al terzo posto.

In generale, si può dire che il Settentrione si rivela virtuoso più o meno per tutti gli indicatori, tranne quello dell’agricoltura biologica, che vede la Lombardia agli ultimi posti, del turismo agricolo e del trasporto pubblico. Al contrario, in Centro Italia spiccano invece i negozi biologici con la regione Marche al primo posto, seguita da Umbria e Toscana.

Nell’agricoltura biologica sono le regioni meridionali a fare da padrone, con la Calabria in prima posizione, seguita da Basilicata, Sicilia e Puglia. Ci sono inoltre alcune regioni del Sud che riescono ad avere la meglio sul nord per la produzione di energia green.

La Sardegna si piazza al 12esimo posto, subito dopo la Città metropolitana di Roma. Una regione circondata da un mare incontaminato e una ricca vegetazione, dove la tutela verso l’ambiente è molto alta, infatti si possono trovare innumerevoli spiagge “plastic free”. La città di Oristano è stata considerata tra le quaranta città al mondo che sono alimentate grazie alle fonti rinnovabili, un incontro tra il solare e l’idroelettrico.

Anche la connettività digitale è un elemento da non trascurare per la sostenibilità aziendale, garantendo servizi al cittadino a distanza e che non contribuiscono ad ulteriori emissioni per spostamenti. Secondo i dati Istat l’accesso a Internet o fibra è pari all’82,6% al Nord, mentre al Centro si registra l’81,8%, al Sud l’84,8% e nelle Isole il 73,4%.

A produrre la maggior parte dell’energia rinnovabile sono Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Basilicata (rispettivamente 99,9%, 91,2% e 69,7% sulla produzione totale). Risultato positivo anche per l’Umbria al quarto posto con il 55,5%.

Sul tema delle emissioni, invece, la regione più virtuosa è la Campania, seguita da Trentino Alto Adige, Lazio, Marche, Lombardia e Piemonte.

La regione Lombardia (con oltre il 42%) e l’Emilia Romagna (con quasi il 36%) si classificano al primo e secondo posto per percentuale di rifiuti solidi urbani smaltiti in impianti che producono energia da rifiuti, seguite dalla Campania con il 28%. Le regioni che riportano le percentuali più basse sono anche quelle per cui risultano le quantità maggiori di RSU smaltite in discarica, con in testa proprio la Sicilia (con circa il 69%).

Il primo dato che si evince dalla classifica è che le regioni più sensibili ai temi ambientali sono quelle che hanno una maggiore popolazione; tuttavia, non sono i centri urbani a sostenere il dato, quanto piuttosto i piccoli centri o quelli vicini alle aree industriali. Sorprende, sottolinea il Rapporto, come si sia attenuato il divario Nord-Sud in 7 obiettivi su 16, anzi, in alcuni casi sono le regioni meridionali a trainare le performance medie del resto d’Italia.

L’impegno dei territori in termini di sviluppo sostenibile non è omogeneo: ad oggi solo otto regioni si sono dotate di una Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Le restanti undici sono ancora in fase di definizione di una strategia. Inoltre, così come evidenziato anche dal Rapporto Asvis 2021, la pandemia ha determinato un rallentamento verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, percorso che non può prescindere dal coinvolgimento delle regioni.

La strada è ancora lunga. Servirà un monitoraggio specifico per determinare tale processo di sviluppo verso la sostenibilità tramite indicatori specifici territoriali, accompagnati da un controllo puntuale delle spese a livello europeo, nazionale, regionale, sub-regionale e locale.

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