Le elezioni politiche si avvicinano. Domenica 25 settembre, dalle ore 7:00 alle ore 23:00, gli elettori di tutta Italia potranno raggiungere i seggi per votare il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. Negli ultimi giorni però i leader nazionali dei vari partiti hanno cominciato ad agitare la bandiera del Voto Utile. Una carta che può avvantaggiare alcuni, può svantaggiare altri e può mettere persino in discussione una vittoria.

Ma che cos’è il voto utile?

Nelle intenzioni di chi lo propone si tratta della necessità di beneficiare di una polarizzazione. Di solito sono i grandi partiti a richiederlo, cercando di svuotare il bacino elettorale di quelli piccoli. All’elettore dicono sostanzialmente di non disperdere un voto che può risultare decisivo per le sorti delle elezioni, dando un vantaggio a chi ha alte probabilità poi di governare o di essere il principale partito di opposizione.

Questa chiamata è osteggiata dalle piccole realtà meno affermate, visto che nelle occasioni elettorali vorrebbero intercettare gli indecisi e gli insoddisfatti dei principali partiti, così da poter superare la soglia di sbarramento e poter portare le proprie istanze in Parlamento.

Il voto utile concorre dunque a far crescere il bacino di voti di chi è in testa oppure può permettere a chi rincorre di impedire una vittoria piena a chi vincerà. Vale soprattutto in una logica di governo: l’appello serve per avere numeri che garantiscano ad un partito di chiedere e/o ottenere il mandato a formare il nuovo governo.

Chi sta chiedendo il Voto Utile agli elettori?

A chiedere il voto utile agli elettori sono soprattutto Fratelli d’Italia, il Partito Democratico e il Terzo Polo. Queste tre forze sono accomunate dal desiderio di poter avere delle carte fondamentali da giocare in occasione delle consultazioni che il presidente Sergio Mattarella terrà dopo il 25 settembre.

Meno presente la richiesta degli altri partiti, che stanno giocando una partita completamente diversa: il Movimento 5 Stelle, dato in forte ascesa, conta di conquistare in maniera ordinaria gli elettori così da avere una posizione preminente nella partita consultativa; la Lega e Forza Italia intendono invece irrobustire la vittoria del centrodestra, ed essere decisivi per la stabilità di un governo di coalizione con la Meloni.

La strategia del Centrodestra

Secondo gli analisti, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni sta puntando parecchio al voto utile. Sia per essere incaricata alla formazione di un governo e divenire la prima premier donna della storia della Repubblica italiana. Sia per avere la forza necessaria ad avanzare condizioni vantaggiose per sé rispetto agli alleati, Lega e Forza Italia.

La destra sente la vittoria in tasca, i sondaggi fino ad una settimana fa dicevano che vincerà. Ma se Fratelli d’Italia non prendesse così tanti voti come sembra, segnando una distanza vitale tra sé e gli altri partiti (sia alleati che avversi), sarebbe davvero difficile poi reclamare un ruolo in prima linea.

Ecco dunque il ricorso al voto utile della Meloni per poter essere tanto forte da garantirsi sia la possibilità di governare e sia di farlo con una solida stabilità.

La strategia del Partito Democratico

Dal lato del centrosinistra e del centro moderato sono ancora tanti i voti in lizza. Ecco perché Enrico Letta ha deciso di fare un appello al voto utile affinché non si disperdano e si ostacoli la possibile vittoria del centrodestra.

L’obiettivo è quello di “perdere bene”, così come accadde nel 2006 a Forza Italia e al centrodestra nel 2013. Nel primo caso Romano Prodi formò un governo in precario equilibrio (cadde giusto un anno e mezzo dopo), nel secondo caso Pierluigi Bersani non fu in grado di compiere delle alleanze che lo rendessero presidente del Consiglio.

In questo modo, se dovesse essere premiato dal voto utile, il Partito Democratico potrà valutare il da farsi su due tavoli: all’opposizione ma con numeri favorevoli a mettere in difficoltà il centrodestra in carica; oppure al governo in alleanza strategica.

La strategia del Terzo Polo

L’intenzione di Calenda e Renzi è quella di minare le certezze dei moderati di centro, sottraendoli tanto al centrosinistra quanto al centrodestra. L’obiettivo è il 10%: se dovessero arrivarci, il partito designato a formare un governo dovrà ascoltare le loro istanze e provare a collaborare per creare un progetto comune.

L’auspicio è quello di riformare una alleanza di larghe intese con a capo il premier uscente Mario Draghi o una figura di grande prestigio internazionale, in modo da proseguire le politiche messe in atto tra il 2021 e il 2022.

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