Sindacati, lavoratori e buona parte degli esponenti politici del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano sono sul piede di guerra contro la Glencore per la possibile chiusura degli impianti di Portovesme e San Gavino Monreale. Per questo è prevista una mobilitazione di massa che dalla Sardegna potrebbe arrivare a Roma.

Lo stop alla linea del piombo rappresenta una situazione inaccettabile, per la quale occorre una mobilitazione decisa da parte della politica, delle parti sociali e di tutte le comunità interessate” ha spiegato in una nota Daniele Reginali, segretario provinciale del Partito Democratico nel Sulcis. “L’aumento nel costo dell’energia non deve rappresentare un pretesto per chiudere una delle ultime realtà produttive rimaste in piedi nel territorio, alla luce anche dei profitti rilevanti realizzati nel periodo pre crisi e degli importanti aiuti statali ricevuti per salvaguardare la produzione“.

Per Mauro Usai, sindaco di Iglesias, è “necessario ed urgente un incontro con la proprietà, per ragionare sui numeri e per fornire le garanzie necessarie sugli investimenti e sui salari dei lavoratori“.

Questo non è il momento di assumere atteggiamenti irresponsabili e incuranti delle sorti del territorio” aggiunge Fabio Usai, consigliere regionale del Partito Sardo D’Azione, “ma è invece quello di impegnarsi tutti insieme, azienda, parti sociali e politica, per scongiurare la chiusura di una delle ultime grandi realtà produttive della nostra isola“.

Per venerdì non è escluso che i sindacati proclamino alcuni giorni di sciopero per la prossima settimana. “Pensiamo anche ad una mobilitazione per richiamare ai propri impegni il presidente della Regione e tutta la politica isolana” hanno voluto specificare.

(Foto credit: Portovesme srl)

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