Francesca Bardi è una dottoressa laureata in medicina e chirurgia alla Sapienza a Roma che da circa un anno sta collaborando con il progetto Swim’n’Swing di Dario Masala, dedicato al benessere dei disabili.

Professionista impegnata nel team della professoressa Michela Fagiolini alla Harvard Medical School di Boston, sta lavorando al percorso di validazione scientifica del metodo. Ha raccontato ai nostri microfoni qual è il suo operato e che prospettive ci sono.

In quale momento entra in gioco nel progetto e soprattutto con che ruolo?

Allora io sono entrata a far parte del progetto circa un anno fa quando Dario è arrivato in America perché in contatto con la professoressa Fagiolini. Io, la professoressa Fagiolini e Francesca Cavicchiolo rappresentiamo la parte scientifica di questo progetto. Il nostro obiettivo è quello di portare un metodo, una struttura, in grado di validare il metodo Masala, per potergli dare poi una connotazione più scientifica e quindi permetterne un’espansione su più larga scala.

In che modo vi state adoperando?

Stiamo iniziando ad organizzare dei progetti pilota in cui cerchiamo appunto di andare a valutare dei parametri più umorali, fisici e cognitivi anche per valutare i risultati dell’applicazione di questo metodo. Quando parliamo di sportivi chiaramente si andrà a fare un’analisi perlopiù mirata a valutare un miglioramento della performance dell’attività sportiva, quando parliamo invece di disabilità si vanno a valutare dei parametri diversi. I progetti pilota inizieranno verso Gennaio-Febbraio per andare a dimostrare che questo metodo è efficace e provoca miglioramenti che sono diversi a seconda del contesto. Abbiamo avuto modo negli Stati Uniti di ragionare anche con altri colleghi questo tipo di metodo, presentato sia nell’ambito scientifico di nostra competenza che in ambito musicale. È stato portato alla Berklee School of Music che è una scuola di musica molto importante negli Stati Uniti, una delle migliori al mondo, e ha sempre scatenato un fortissimo interesse.

Perché scatena così tanto interesse?

È un metodo apparentemente molto semplice ma geniale nella sua semplicità. Unisce elementi che sono il ritmo, il movimento e la consapevolezza motoria. L’acqua come elemento permette di favorire l’unione tra il ritmo e il movimento. Al momento i risultati che abbiamo avuto nei nostri test sono sempre stati molto positivi. C’è questa ragazza che ha una sindrome chiamata sindrome di Rett ed è seguita con il metodo da già tre anni quindi un periodo molto lungo, ed ha avuto dei miglioramenti notevoli.

Una volta validato il metodo, cosa succede?

Una volta che il metodo sarà validato, a quel punto sarà molto facile diffonderlo ed applicarlo. L’obiettivo sarà quello di creare un centro che sia l’emblema dell’inclusione, dove il metodo Swim’n’ Swing venga applicato a 360 gradi in maniera sempre più professionale e strutturata. È un metodo rivoluzionario, mira ad un benessere completo psicofisico dell’individuo. Benessere fisico, psicologico ed ha anche una componente sociale importante, visto che comprende anche arte, musica e inclusione. Settori diversi tra loro collaborano e comunicano. Si crea un ambiente in cui il fruitore si senta partecipe e incluso in un contesto.

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