Nella giornata di ieri, durante una perquisizione avvenuta in una sezione del circuito detenuti media sicurezza, la Polizia Penitenziaria ha rinvenuto un microtelefono cellulare addosso ad un detenuto, nascosto nelle parti intime tanto da avere reso necessario il ricorso ad accertamenti radiologici. A dare la notizia è Luca Fais, segretario regionale per la Sardegna del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE).

Questo importante risultato fa seguito ad un’altra operazione eseguita qualche settimana fa sempre dalla Polizia Penitenziaria dell’istituto cagliaritano che ha rinvenuto 3 grammi di eroina, 2 grammi di hashish e 20 grammi di subutex”, dice Fais, che denuncia una situazione al limite nel carcere di Uta.

“Il personale cagliaritano – spiega il segretario regionale del SAPPE – tutti i giorni si trova a dover fronteggiare il notevole carico di lavoro dell’istituto causato dalla carenza di personale e dai numerosi tentativi di fare entrare in istituto telefoni cellulari e sostanze stupefacenti. Fino a oggi sono stati sequestrati 6 telefoni cellulari e diverse quantità di sostanza stupefacente. Per contrastare l’introduzione di telefoni cellulari si dovrebbe fare ricorso a quegli strumenti tecnologici che ne rilevano la presenza in qualsiasi momento della giornata”.

“I penitenziari della Sardegna hanno numerose criticità nella gestione di tutte le attività quotidiane, pertanto l’amministrazione penitenziaria dovrebbe attivarsi per supportare in ogni modo gli operatori”, conclude Fais.

Dello stesso avviso anche Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Va detto con estrema chiarezza che senza un immediato intervento dell’amministrazione sarà sempre più difficile garantire la legalità e la sicurezza all’interno dei penitenziari italiani.  Per questo il SAPPE esprime il proprio apprezzamento al personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Cagliari”. 

“Questo deve far comprendere – dice Capece – una volta di più come l’attività di intelligence e di controllo del carcere da parte della Polizia Penitenziaria diviene fondamentale. E deve convincere sempre più sull’importanza da dedicare all’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari in materia di contrasto all’uso ed al commercio di telefoni cellulari e stupefacenti in carcere”.

Per il SAPPE, “nonostante la previsione di reato prevista dal art. 391 ter del Codice penale di recente emanazione per l’ingresso e detenzione illecita di telefoni nelle carceri, con pene severe che vanno da 1 a 4 anni, il fenomeno non sembra ancora attenuarsi. Torniamo a sollecitare urgenti soluzioni drastiche, come la schermatura delle Sezioni detentive e degli spazi nei quali sono presenti detenuti all’uso dei telefoni cellulari e degli smartphone”. 

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