(Foto credit: Ansa)

Dopo la visita in carcere del Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, a Firenze due manifestanti, un ragazzo e una ragazza di area antagonista, sono saliti sul tetto sopra il Salone dei 500 di Palazzo Vecchio per calare uno striscione con scritto il “41 bis uccide Stato assassino”.

La vicenda di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto a Bancali, a Sassari, e in sciopero della fame da oltre ottanta giorni, è diventato ormai un caso nazionale. Tantissime le manifestazioni di protesta da parte dei gruppi anarchici in tutta Italia e non solo, ai quali si sono aggiunti anche intellettuali e religiosi che chiedono la revoca del cosiddetto “carcere duro” per l’uomo accusato di tentata strage e con una condanna all’ergastolo e dodici mesi.

Sulle condizioni di salute del detenuto, è “massima” l’attenzione del ministro della giustizia Carlo Nordio che sottolinea come al momento “non è arrivata alcuna richiesta di revoca del regime speciale 41bis né da parte del detenuto, né da parte dell’autorità giudiziaria, che a fronte dell’aggravamento delle condizioni di salute può disporre una sospensione della pena o chiedere al Ministro una revoca del regime speciale”.

Il Guardasigilli spiega inoltre che Cospito è sottoposto quotidianamente a un controllo medico e che “il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria garantisce ogni eventuale assistenza sanitaria”.

Da parte sua, Cospito, come ha spiegato il Garante, è pronto ad andare avanti “fino alle estreme conseguenze”.

Contro l’applicazione del regime del 41bis, che è la prima volta che viene applicato nei confronti di un anarchico, la difesa di Cospito ha fatto ricorso in Cassazione e dovrà essere fissata la data dell’udienza, ma serve tempo.

Da Magistratura Indipendente intanto è arrivata la condanna all’atto intimidatorio contro Saluzzo: “Auspichiamo con forza che si giunga a un rapido accertamento delle responsabilità di quanto è accaduto, che è contro le regole del vivere civile, prima ancora che quelle dello Stato di diritto, e chiediamo che vengano adottate tutte le iniziative necessarie per garantire l’incolumità del collega”.

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