La scommessa di don Marco Lai, parroco di Sant’Eulalia e direttore della Caritas diocesana di Cagliari, passa anche attraverso il recupero di terre abbandonate e la promozione di reti solidali per favorire l’occupazione giovanile nelle aree rurali.

Un tema, quello dello spopolamento, che è sempre più sentito in Sardegna, dove secondo gli ultimi numeri dell’Istat si è registrata una fuga senza precedenti e uno dei tassi di natalità più bassi a livello nazionale nel 2020 (5,1 per mille) e in calo rispetto al 2019 (5,5 per mille). Elementi statistici che segnalano una profonda crisi economica e occupazionale confermate da una contrazione media della popolazione dell’1,4% tra il 2019 e il 2020. E le proiezioni sul futuro rischiano di non essere incoraggianti. Per queste ragioni la diocesi di Cagliari ha deciso di moltiplicare gli sforzi e di agire su più fronti.

Il Progetto Gerrei contro lo spopolamento

“Il progetto Gerrei nasce dall’ascolto di un grido d’aiuto che arriva dalla periferia più estremaspiega don Marco Lai – l’Arcidiocesi ha accolto questo allarme e ha poi incaricato la Caritas di dedicarsi alle questioni giovani e lavoro, particolarmente intrecciate, attraverso un’impresa sociale che si dedicasse a questi temi”. 

Un’iniziativa che nasce nell’ambito dell’impresa sociale “Lavoro Insieme”, realizzata dalla Caritas diocesana di Cagliari e dalle sue Fondazioni con un capitale sociale di 10mila euro all’indomani della Settimana sociale dei cattolici del 2017 e che ha generato 50 posti di lavoro.

Al suo interno si colloca il “Progetto Gerrei”, una rete di 24 piccoli imprenditori di prodotti alimentari locali, sindaci, parroci, partner istituzionali, che prende il nome dall’omonimo territorio caratterizzato dalla macchia mediterranea.

La valorizzazione delle “periferie” della Sardegna

Un’iniziativa che la Caritas di Cagliari ha avviato in questi ultimi quattro anni come opera emblematica dell’attenzione della diocesi all’economia circolare e alla salvaguardia delle periferie.

Obiettivo principale la valorizzazione dei giovani e del lavoro libero, creativo, partecipato e solidale, dei prodotti locali: dal pecorino al pane pistoccu, dai malloreddus al mirto.

Il progetto si snoda in un’area, attraversata da altopiani e colline, che comprende nove comuni, tra cui Ballao, paese natale di don Marco che qui è stato ordinato sacerdote nel 1982. Per lui la Caritas diocesana di Cagliari è una seconda casa: ne è stato direttore per un biennio nella metà degli anni Novanta e poi è stato nuovamente chiamato a dirigerla nel 2004.

Don Marco Lai sa che la presenza della chiesa cagliaritana sul territorio è fondamentale. Lo conferma anche Chicco Frongia, sindaco di Ballao: “Tutte le nostre comunità stanno vivendo una fase critica di spopolamento, per arginare questo fenomeno dobbiamo coinvolgere tutte le forze che sono sensibili”.

Il ritorno alla terra e la lotta al cambiamento climatico

Una rete di piccoli produttori, coltivatori e artigiani sostenuti anche dai ricercatori dell’Agenzia regionale della Sardegna per l’agricoltura (Agris) e dell’ente Laore: i primi hanno messo a punto un progetto di resilienza ai cambiamenti climatici per rafforzare la filiera solidale del grano duro, con il passaggio dai fertilizzanti chimici a un concime organico che tutela le proprietà delle farine più integrali nella produzione di questi tipi di pane e di pasta promossi dopo un anno di sperimentazione terapeutica dall’Università di Cagliari per la prevenzione e cura del diabete mellito (DM2), della celiachia e dei tumori dell’apparato digerente; i secondi promuovono i processi di produttività e di controllo della qualità di formaggi, mirto, olio d’oliva, miele.

La scommessa unica nel suo genere intrapresa dall’arcidiocesi di Cagliari abbraccia terre, persone, salute ed ecosostenibilità. Una fitta tela ispessita di identità, coscienza ambientale, rispetto e promozione del territorio per sostenere un rilancio che passa soprattutto da una condivisione d’intenti. “Da soli non si va da nessuna parte – conclude don Marco -, bisogna costruire delle reti per permettere a un territorio dimenticato e abbandonato di trovare dei segnali di ripresa”.

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