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Nel 2022 gli investimenti attivati in Sardegna dal superbonus hanno contribuito alla variazione del PIL per 568,7 milioni di euro: 1,8 punti percentuali di crescita su un totale di 2,9 pp. In sostanza, oltre il 61% della crescita del PIL sardo nel 2022 sarebbe da ascrivere a lavori di riqualificazione incentivati col 110%. Queste stime indicano come in Sardegna nello scorso anno il ruolo economico del superbonus sia stato decisamente più importante di quanto registrato al livello nazionale È quanto emerge da una ricerca del Centro studi della Cna Sardegna sull’utilizzo degli incentivi fiscali per la riqualificazione edilizia.

Nell’ultimo biennio l’allargamento degli incentivi per la riqualificazione edilizia ha sospinto l’attività nel settore delle costruzioni regionale. L’introduzione del cosiddetto super-ecobonus tramite il decreto-legge 34/2020 “decreto rilancio” e successive modifiche ha previsto l’innalzamento al 110% dell’aliquota di detrazione fiscale per le spese sostenute dal primo luglio 2020 per interventi di efficienza energetica e sicurezza antisismica. In particolare, la possibilità di cessione del credito di imposta, poi estesa agli altri incentivi (ecobonus, bonus ristrutturazioni, bonus facciate), ha liberato una grande quantità di risorse, alimentando la spesa per investimenti e l’attività edilizia. Limitandosi al superbonus, in Sardegna il numero di lavori interessati è stato enorme e la spesa necessaria per la loro realizzazione ha sostenuto sia la crescita dell’economia regionale, sia l’occupazione.

Il Cresme fornisce anche dei parametri che permettono di quantificare il contributo del superbonus in termini occupazionali. Si trova che gli 832 milioni di euro di investimenti nel 2022 hanno attivato circa 6.670 occupati nel settore delle costruzioni; a questi vanno aggiunti 3.030 addetti alle imprese operanti nelle branche fornitrici, mentre ulteriori posti di lavoro sono attivati indirettamente grazie all’aumento della domanda (di consumi e servizi) generata dai redditi dal lavoro pagati dal Superbonus, ovvero, secondo i parametri succitati, circa 2.890 addetti.

Il totale, quindi, considerando costruzioni e indotto diretto e indiretto, arriverebbe a circa 12.600 occupati, una parte già presente negli organigrammi delle imprese edilizie, un’altra di nuova assunzione. Ora, in base ai dati Istat e ASPAL relativi ai primi nove mesi del 2022, l’anno passato il numero medio di occupati in Sardegna è stato circa 577 mila unità; l’economia attivata dal superbonus avrebbe sostenuto, quindi, il 2,2% del totale dell’occupazione regionale, un dato da confrontare con l’1,8% medio nazionale.

A un mese dall’avvio del Tavolo a Palazzo Chigi non si registrano progressi significativi – commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di CNA Costruzioni –. Anche in Sardegna registriamo una situazione esplosiva, con centinaia di imprese che avendo terminato la liquidità devono sospendere l’attività fermando i cantieri, accumulando ritardi nei pagamenti ai dipendentiSenza una soluzione immediata lo spettro è il fallimento; il Governo metta in campo – come richiesto dalla CNA e dalle altre organizzazioni datoriali – concludono Mascia e Porcu – l’intervento diretto di un acquirente pubblico di ultima istanza anche coinvolgendo le grandi imprese partecipate e consentendo agli Istituti di Credito di utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati dalle imprese”.

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