La Sardegna regala spesso esempi di come le associazioni siano in grado di mandare messaggi impegnati nelle forme che la cultura mette loro a disposizione.

È il caso dell’associazione sociale Come.Te che da San Gavino Monreale e attraverso il teatro sta portando avanti un progetto di sensibilizzazione sulla parità di genere.

Progetto nato prima della pandemia e che nel 2021 ha preso corpo. E che si è sviluppato con due spettacoli differenti: il percorso itinerante “Dimore d’argilla” e la rappresentazione teatrale “Mer’e Domu”.

Martina Cruccu è la presidente. Da anni impegnata sui palchi del Sud Sardegna e nel sociale, ci racconta un sogno divenuto realtà.

Qual è il punto di partenza di Come.Te? 

L’associazione nasce dalla volontà di fare un teatro nuovo, diverso, libero. Un teatro libero nel senso che ci piaceva l’idea di costruire qualcosa secondo le nostre percezioni di vita. Creare qualcosa che potesse essere utile alla società e mandare un messaggio. Ecco perché la nostra associazione è registrata come sociale.

Siete partite in 7 e ora il gruppo si è fatto più folto. Cosa prevedete di realizzare?

Il teatro è solo uno dei tanti mezzi che utilizziamo per veicolare i nostri messaggi. Stiamo lavorando ad un documentario assieme all’associazione Kenemeri, che si sta occupando delle riprese. E abbiamo un progetto per le scuole.

In queste settimane state portando avanti lo spettacolo Mer’e Domu nel Sud Sardegna. Com’è nato?

Nell’estate del 2021 mi è capitato tra le mani il libro di Daniela Frigau e ho pensato sarebbe stato stupendo da rappresentare a livello visivo. Mi sono rivolta a Simonetta – la vicepresidente e Lorenza – mia madre, e abbiamo iniziato a riadattarlo.

Sul palco portate storie che raccontano la violenza fisica e psicologica nei confronti delle donne. Quanto è importante sensibilizzare questo tema? 

È molto importante sensibilizzare le persone sulla parità di genere. Il nostro obiettivo è quello di scindere la violenza sulle donne come matrice soltanto violenta, ma che ha una matrice culturale.  Quindi partire con l’educazione all’interno delle scuole e delle famiglie per arrivare a cambiare la forma mentis delle persone e degli adulti di domani. Cercando di agire nell’immediato negli adulti di oggi. Abbiamo organizzato un evento l’8 marzo coinvolgendo varie associazioni del territorio per sottolineare che per i diritti delle donne siamo ancora abbastanza lontani. Penso alla parità salariale, al rispetto delle figura femminile al di là della maternità ma anche alla maternità nell’aspettativa lavorativa. Alla violenza di genere si arriva proprio perché non c’è parità. Perché l’uomo pensa di poter prevaricare a livello psicologico e fisico le donne. Nella società le donne hanno un aspetto marginale, per la maggior parte. È importante dunque educare, sono importanti le parole che utilizziamo, e sensibilizzare sulla violenza di genere non solo fisica ma soprattutto psicologica.

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