(Foto credit: Flickr/Paz.ca)

Silvio Berlusconi è morto all’età di 86 anni.

Era ricoverato in terapia intensiva al San Raffaele di Milano per problemi cardiovascolari legati all’insorgenza di una forma di leucemia. Nonostante inizialmente si era parlato di condizioni “stabili”, dopo la notte trascorsa nel centro ospedaliero la situazione si è aggravata. Il leader di Forza Italia non ce l’ha fatta.

Con la scomparsa del “Cavaliere” se ne vanno trent’anni di storia della politica italiana, fatta di grandi successi personali e per il suo partito ma anche di grossi scandali e inchieste giudiziarie ancora in corso.

Dall’ascesa politica nel 1994 agli scandali giudiziari

Dopo aver iniziato la sua attività imprenditoriale nel campo dell’edilizia, Berlusconi ha costituito nel 1975 la società finanziaria Fininvest e nel 1993 la società di produzione multimediale Mediaset.

Nell’ottobre 1993 entra in politica e nel gennaio 1994 fonda Forza Italia, partito di centrodestra, che nel 2008 confluisce nel Popolo della Libertà, per poi venire rifondato nel 2013.

La sua visione del mondo ha segnato la vita pubblica italiana dalla metà degli anni Novanta in poi con un atteggiamento tipico che è stato definito “berlusconismo”. Da qui lo spartiacque nel Bel Paese tra chi lo ha sempre sostenuto in nome di una vera e propria “rivoluzione” culturale e sociale – sue le battaglie contro la patrimoniale e un certo “moralismo” di sinistra insieme alla stampa “corrotta” – e chi invece lo accusava di conflitto di interessi per le sue leggi ad personam presentate in Parlamento nel corso della sua carriera politica.

Berlusconi è stato oggetto di numerosi procedimenti penali, uno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna passata in giudicato il 1º agosto 2013 nel processo Mediaset. Fino ad allora nessuno dei procedimenti penali a suo carico si era concluso con una sentenza definitiva di condanna, per via di assoluzioni, declaratorie di prescrizione e depenalizzazioni dei reati contestati.

Alcuni di questi procedimenti sono stati archiviati in fase di indagine, tra cui quelli relativi alle stragi del 1992 e 1993 ad opera di Cosa Nostra, dove persero la vita i giudici Falcone e Borsellino. Per concorso esterno in associazione mafiosa, però, viene condannato in via definitiva il suo braccio destro Marcello Dell’Utri, lo stesso che fece da tramite tra il boss-stalliere di Palermo, Vittorio Mangano, e Berlusconi per stabilire un “patto” di reciproca difesa, come sostenuto più volte dal magistrato Nino Di Matteo. Più avanti, nel 2020, anche il boss di Cosa Nostra Giuseppe Graviano rompe il silenzio affermando di aver versato milioni di euro all’ex premier e che il nonno, Benedetto Graviano, gli versò 20 miliardi di vecchie lire. Sono soltanto alcune delle testimonianze che vennero accolte nel processo per la cosiddetta “Trattativa Stato-Mafia”.

A seguito di altri procedimenti è stato instaurato un processo nel quale il leader di Forza Italia è stato assolto, come nel più recente caso Ruby per cui la Cassazione ha chiesto la formula definitiva nel 2015. In altri processi, infine, sono state pronunciate, in primo grado o in appello, sentenze di condanna per reati quali corruzione giudiziaria, finanziamento illecito a partiti e falso in bilancio.

In alcuni casi, dopo un esito del primo o del secondo grado di giudizio sfavorevole a Berlusconi, i procedimenti non si sono conclusi con una sentenza di condanna: ciò grazie a sopravvenuta amnistia – è il caso di falsa testimonianza sulla loggia massonica P2 -, al riconoscimento di circostanze attenuanti che, influendo sulla determinazione della pena, hanno comportato il sopravvenire della prescrizione oppure a nuove norme che hanno modificato le pene e la struttura degli stessi reati a lui contestati, come nel caso del reato di falso in bilancio. Norme approvate in Parlamento dalla maggioranza di centrodestra mentre Berlusconi ricopriva la carica di Presidente del Consiglio.

Il caso Noemi Letizia e la lettera di Veronica Lario

Ci fu una vicenda su tutte che segnò uno spartiacque nella vita politica e personale di Silvio Berlusconi.

Era il 28 aprile 2009 quando l’ex moglie di Berlusconi, Veronica Lario, in un’email all’Ansa espresse il suo sdegno riguardo alla possibile scelta del marito di candidare giovani ragazze di “bella presenza”, alcune delle quali senza esperienza politica, per le vicine elezioni europee.

Il 2 maggio seguente, dopo aver saputo che il premier si era recato alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, giovane ragazza di Portici, l’ex coniuge ha affidato a un avvocato l’incarico di presentare richiesta di separazione dal marito.

“Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni”, scriveva Lario in una lettera riportata in seguito dai maggiori quotidiani italiani. Per l’ex moglie di Berlusconi si trattava di “figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica”. E aggiungeva: “Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile”.

Il 14 maggio La Repubblica, all’epoca diretta da Eugenio Scalfari, pubblica un articolo in cui mostra tutte le contraddizioni e discordanze della versione di Berlusconi riguardante le sue frequentazioni con Noemi Letizia rispetto alle dichiarazioni degli altri protagonisti della vicenda, chiedendo al Presidente del Consiglio di rispondere alle famose “dieci domande”, poi riformulate.

Berlusconi, però, non risponde e il 28 agosto dà mandato al suo avvocato, Niccolò Ghedini, di intentare una causa civile di risarcimento contro il quotidiano per il danno di immagine causatogli. Più avanti, il leader forzista risponderà parzialmente ai quesiti di Repubblica nel libro di Bruno Vespa “Donne di Cuori”.

Il 28 maggio seguente Berlusconi giura sulla testa dei suoi figli di non aver mai avuto relazioni “piccanti” con minorenni, e che in caso contrario si sarebbe dimesso immediatamente.

Le foto di Antonello Zappadu “rubate” a Villa Certosa

La questione è stata ampiamente ripresa anche dalla stampa estera da quotidiani come The Times, Financial Times e persino dalla BBC.

In particolare, l’attenzione dei giornali è stata attirata dai numerosi scatti che il fotografo Antonello Zappadu, originario di Pattada, aveva realizzato in diverse occasioni. Tra tutte, una vacanza del maggio 2008 a Villa Certosa, la residenza estiva di Berlusconi a Porto Rotondo, dove appare insieme all’allora primo ministro della Repubblica Ceca, Mirek Topolanek, in veste adamitica. Durante la festa si vedono giovani ragazze in bikini o in topless.

Il 5 giugno 2009 il quotidiano spagnolo El País pubblica 5 delle 700 foto della festa. La Procura di Roma, su segnalazione di Berlusconi, ha sequestrato il materiale fotografico per violazione della privacy.

Le vicende di Villa Certosa, acquistata negli anni Settanta dall’imprenditore Flavio Carboni e che oggi vale circa 259 milioni di euro, è stata al centro di importanti racconti cinematografici che hanno voluto ripercorrere la storia della residenza estiva più battuta da vip e personaggi politici di rilievo.

Tra le pellicole più apprezzate, ci sono senza dubbio il fim “Loro” di Paolo Sorrentino – girato in Toscana in una location che riprende lo stile tipico della villa berlusconiana in Costa Smeralda, tra giardini immensi e mausolei – ma anche l’acclamatissima serie tv “1994” con Stefano Accorsi, in cui nella quinta puntata si racconta dell’incontro che l’ex premier ebbe nella sua dimora estiva con l’allora leader leghista, Umberto Bossi, per salvare il governo a guida centrodestra.

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