Ci sono persone che riescono a creare storie speciali nel mondo reale. Storie che possono essere associate ad un mondo fantastico, da film o da romanzo, ma che prendono vita, si animano, regalano una emozione.
Salvatore Monni si traveste, diventa altro. Rende più leggera e meno superficiale la vita dei piccoli impersonando Batman. Lo fa per volontariato, certo. Ma quello che una buona opera gli restituisce, vale a lungo.
Quando lo incontro, pizzica le corde con un pensiero. “Vorrei invitare la gente ad avvicinarsi al volontariato, qualunque esso sia. Non necessariamente a prendere un quad e scorrazzare per la città, anche se può sembrare divertente. Ci siamo disabituati a pensare agli altri, vediamo solo il nostro orticello. E invece io mi accorgo che posso migliorare la vita delle persone con piccoli gesti. Voglio essere indimenticabile per loro”.
Allora li vedi questi piccoli bambini. Che crescono e raccontano: da piccolo ho incontrato Batman. Quello vero. E mi ha cambiato la vita. Ecco: quanto vale una emozione così? Marco Giallini nel film “Loro, chi?” disse: “Le emozioni sono sempre reali, il resto è fila alla posta”.
Quando hai iniziato a fare volontariato?
Diciamo che risale a circa 15 anni fa, era il 2008. Stavo vivendo un periodo della mia vita particolare, avevo delle situazioni abbastanza negative e ho sentito il bisogno di essere utile, di fare qualcosa di buono. Ho maturato l’idea di fare volontariato e ho cominciato ad informarmi su quali fossero le associazioni. Ce n’era una che mi aveva colpito parecchio. Si chiamava Sa.spo, una associazione di ragazzi disabili che in una palestra facevano attività fisica. Io mi sono proposto, loro hanno visto una buona volontà. E quindi lì ho cominciato a collaborare. Davo una mano a fare esercizi e mi ricordo per esempio di un ragazzo abbastanza giovane che aveva avuto un incidente con la vespa. Praticamente era rimasto tetraplegico, l’unica cosa che gli funzionava era il braccio sinistro. Di testa era cosciente, capiva tutto, solo che poteva soltanto muovere la testa e anche questo braccio sinistro. Quindi doveva in qualche maniera necessariamente allenare l’unico braccio che gli rimanesse. È stato lì che ho visto di poter essere utile a qualcunp. In qualche maniera vedevo che riuscivo ad entrare in contatto con loro e che poteva essere una strada percorribile. Dopo di che sono passato all’associazione Anfass. E lì portavo i ragazzi al cinema, nei parchi, o stavo in associazione con loro, li facevo giocare. I ragazzi erano una dozzina, calorosi, molto affettuosi. Un giorno ho chiesto a ciascuno di loro cosa gli piacesse e ho fatto stampare 12 magliette con la loro attività preferita. È stato un bel periodo. Allora ho pensato di andare negli ospedali. Era già un mondo diverso. Ci sono entrato grazie all’associazione Abo. Mi occupavo di leggere il giornale e di portare allegria agli adulti. Stavo all’ospedale civile e anche al Brotzu. In ospedale mi sentivo ancora più utile. Ho trovato fosse il mio habitat.
Quando è arrivata l’idea di travestirsi da Batman?
Dopo l’esperienza con gli adulti in ospedale, volevo fare una esperienza con i bambini. Ho sempre cercato di mettermi alla prova. Volevo che sognassero, che realizzassero un loro desiderio: conoscere un supereroe. Sapere che i supereroi esistono. Avevo l’idea che in questo modo li avrei aiutati a superare meglio la malattia con la forza che magari contraddistingueva un supereroe. Avevo pensato a Superman ma non sono abbastanza magro… (ride). Batman è sempre stato il mio supereroe preferito. Perché rispetto ad altri supereroi, Batman è un uomo, con le sue debolezze la sua fragilità e la sua forza. Da un’esperienza negativa, qual è nel suo caso la morte dei suoi genitori, ha tratto un insegnamento positivo. Ecco, questo è quello che cerco di trasmettere ai bambini: nel dramma della malattia devono cercare di trovare il lato migliore, la positività. Per questo non volevo indossare un costume di Batman normale. Così su internet ho trovato un costume che viene dall’Australia, pesa 12 kg ed è molto pesante da utilizzare. Sono stato convinto peraltro da una storia, nel 2015, di questo uomo del Maryland, Lenny Robinson. Lenny è stato, diciamo, la scintilla che mi ha spinto a fare tutto. Era un ricco signore che ha fatto la cosa più bella in assoluto: traverstirsi da Batman per portare il sorriso ai bambini. Io credo all’effetto butterfly, ovvero che un battito d’ala di una farfalla da una parte del mondo possa provocare un regalo da un’altra parte. Così ho deciso di traverstirmi da Batman.
Qual è la reazione dei bambini quando ti vedono?
Quando mi guardano sono convinti di avere di fronte il vero supereroe perché poi non basta avere un bel costume. Devi anche saperlo portare, devi entrare nel personaggio e far capire che tu sei veramente Batman, non una persona qualunque. Sgranano gli occhi e sembra loro di sognare. Uso poi il quad e anche un’auto che ho ribattezzato bat-mobile, color nero opaco. In questo modo mi sono proposto al Microcitemico. Non è facile entrare negli ospedali pediatrici per fare il volontario. Devi avere delle referenze, ti valutano, ti testano. Ed è anche giusto così, perché i bambini sono super tutelati e non per tutti è semplice avere a che fare con determinate situazioni, che fanno anche male. Ci vuole forza d’animo e grande spirito. Non basta avere un bel costume, devi anche essere credibile. Sei lì per far felice un bambino o una bambina. Quando mi dicono “Mi sento già meglio” dopo esser stati con me, è una cosa fantastica. Sono stato utile a quei bambini. Regalo loro dei braccialetti o delle torce che proiettano il logo di Batman. Così la notte quando hanno paura al buio, proiettano il logo e sanno che il loro supereroe è lì.
Qualcuno potrebbe pensare a te come un animatore. Ti ci ritrovi?
Ho grande rispetto di chi lo fa, spesso me lo chiedono. Gentilmente però rifiuto, faccio presente qual è la mia missione, che voglio portare avanti gratuitamente. In un mondo dove ogni cosa ha un prezzo, scelgo diversamente. Voglio che il mio personaggio di Batman rimanga puro. Al servizio dei bambini che hanno patologie e che mi vogliano incontrare. Peraltro indossare un costume di 12 kg non è una cosa che puoi fare tutti i giorni. Ci perderei anche in salute. Dopo che lo indosso, devo stare un po’ di giorni a riposo. Rispetto tantissimo chi fa cosplay o l’animatore, ma non è il mio lavoro.
Hai anche portato il tuo Batman nelle scuole.
Ho cercato di portare il volontariato nelle scuole. Ho fatto tre iniziative, poi col Covid si è fermato tutto. Insegnavo ai bambini a diventare dei veri supereroi: cioè andare d’accordo con gli altri, aiutarsi a vicenda, ascoltare genitori e maestre, L’intento era quello di raccontare come diventare più solidali. Vedere che mi stavano ascoltando e che mi seguivano è stata una vera vittoria. Poi davo loro la scatola di Batman coi loghi e tutto, dovevano disegnare o scrivere qualcosa, qualcosa che avrebbero voluto dire a Batman. Ci sono stati dei bambini che sono stati in grado di esternare quello che avevano dentro.
Hai un aneddoto particolare di un bambino o una bambina con cui hai avuto a che fare?
Mi ricordo di uno che a distanza di anni dalla sua dimissione dice di aver incontrato il suo supereroe preferito, Batman. Bisogna capire che questi bambini col tempo cercano di rimuovere le cose negative e di trattenere quelle positive della loro esperienza. Se gli chiedi cosa ricorda di bello e lui ricorda Batman, questo mi rende felicissimo e orgoglioso. Sono queste le cose che mi spingono ad andare avanti. È un momento che ricorderà per tutta la vita. Un’altra volta, una mamma, mi ha chiesto come supereroe di portare un messaggio a sua figlia dal padre che era morto. Dovevo dirle che il padre la proteggeva. Era una responsabilità davvero grande, perché non è una carnevalata, è una cosa molto sentimentale, molto profonda dare ai bambini una emozione e una speranza. Quando ti dicono poi “Ti voglio bene” è una cosa che tocca il cuore in maniera pazzesca. Tu e lui/lei potrete incorniciare questo momento nella memoria.
Di recente sei andato virale su Tik Tok. Che ne pensi?
Non so neanche cosa sia TikTok .. (ride). Non so se il video sia andato virale perché c’ero io col quad o perché la ragazza mi ha scambiato per Diabolik. In tanti mi hanno fatto un sacco di complimenti. Questo mi ha fatto piacere, anche se non sono mancati i commenti negativi. Devo però dirti la verità, lasciano il tempo che trovano. I commenti più belli per me sono quelli dei medici, dei caposala, degli infermieri, dei bambini e dei loro genitori. Sono quelli che apprezzo maggiormente. Non sono un esibizionista, vado dai bambini con uno scopo: renderli felici.
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