Dal 2014 ad oggi, artisti locali e internazionali hanno abbellito i muri di San Gavino Monreale. All’appello mancava uno dei fenomeni della street art sarda, quel Manu Invisible che l’associazione Skizzo stava “rincorrendo” da un po’ di tempo.
L’incontro c’è stato ed ha dato vita ad un murale dal titolo Considera i Secondari. “Per noi e per la street art in Sardegna, Manu Invisible rappresenta il nome più potente” confida Riccardo Pinna, tra i membri di punta dell’associazione Skizzo. “Abbiamo scoperto che dietro la maschera c’è una bellissima persona. Si è proprio dato tantissimo, sia ai ragazzini che alla gente di San Gavino”.
Questa opera arriva come una mosca bianca però nel percorso dell’associazione, che di recente ha inaugurato una propria sede, C’Entro. Uno spazio di co-working, che è diventato ben presto luogo di cultura molto partecipato. “È anche un punto dove convogliamo non solo chi arriva in paese per il tour dei murales, ma anche per tutti coloro che arrivano come turisti autonomi. C’è una media di una decina di persone al giorno che girano a San Gavino. Per un paese che non ha mai avuto una particolare vocazione turistica, è un buon risultato”.
A presentare il tema (e non solo) del murale, ci ha pensato proprio Manu Invisible.
Di cosa parla questa nuova opera muraria?
Questa è un’opera che è partita da due esigenze. La prima era quella di riqualificare un angolo di San Gavino in una zona molto trafficata. La seconda è di tipo sociale: lanciare un monito che possa inglobare i soggetti fragili in generale. Un forte messaggio di sensibilizzazione. Ho fatto dunque un parallelismo legato alla scatola di cartone che è da sempre l’icona-casa dei clochard, i cosiddetti invisibili che incontriamo a bordo strada. Cartone che con i suoi simbolismi propone diversi spunti riflessivi. Come la scritta universale “Fragile” che funziona tanto in italiano quanto in altre lingue ed è di immediata comprensione in ogni contesto. L’opera rappresenta una scatola apparentemente vuota, aperta, con la parola chiave “Considera” come ammonimento. Ho giocato con questa parola anagrammandola. Quindi si specchia sul piano d’appoggio e diventa “Secondari”. Quindi considera gli ultimi. C’è poi il simbolismo del maneggiare con cura, che si rivolge ai rapporti sociali.
Come ti sei trovato a San Gavino, che di recente è divenuto uno dei paesi più vivaci sul terreno della street art?
San Gavino è un paese molto accogliente. La realtà artistica è massiccia, consolidata. Ci sono nomi che arrivano da tutto il mondo e icone della street art nazionale che sono un grande orgoglio anche per noi sardi. Partecipare a questa piccola ma grande collettiva è davvero indice d’orgoglio. Sono stato accolto nel migliore dei modi. Trovare un gruppo di giovani che credono nell’arte in Sardegna mi rincuora. È una bella boccata d’aria.
Durante la composizione dell’opera hai avuto a che fare con diversi bambini: com’è andata?
I bambini sono un po’ la cornice dei miei lavori visto che la maggior parte delle mie opere sono sviluppate all’interno delle scuole. Che per me sono il tempio dell’apprendimento. È un periodo di crisi di valori. Ripartire dalla scuola e dalle nuove generazioni secondo me è un prezioso scambio. Ci sono stati due bambini del quartiere, due fratelli, che erano qua dalle sette di mattina e mi hanno fatto compagnia fino alle sette di sera. Non avevano mai utilizzato bombolette spray, ho insegnato loro come utilizzarle. Da due sono diventati poi una decina circa, e c’è stato spazio per tutti. È stato un bello scambio.
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