(Foto credit: Ansa)

È un fiume di parole Gianfranco Zola nell’ultima intervista a tutto tondo rilasciata al Corriere della Sera. Dal suo primo amore per il calcio ai sogni lasciati nel cassetto. Tra questi, uno in particolare: fare un assist a Gigi Riva.

“Mi sarebbe piaciuto giocare con lui – confessa l’ex attaccante rossoblù – Credo ci saremmo divertiti molto”.

Tutto è iniziato con quel pallone regalato per il suo terzo compleanno dai genitori, originari di Oliena, prima pastori poi titolari di un bar. “Mio padre era diventato amico di alcuni giocatori della squadra del paese che erano chiamati gli ‘stranieri’ – racconta Zola –  perché venivano dai paesi vicini. Loro mi regalarono quel pallone di plastica, un Super Tele, e mia mamma dice che non l’ho mai più mollato. Ci andavo anche a dormire”.

Da lì una lunga ascesa nel mondo del calcio: dalla Torres in Serie C al Napoli per arrivare a Parma e poi alla Nazionale, il Chelsea e il Cagliari. “Io diventavo matto, quando cercavano di imbrigliarmi. Qualche allenatore ci ha provato, ma non era per me. Tenevo alla mia indipendenza, al modo in cui cercavo la posizione, al tempo delle mie giocate. Mi dava certezza, sicurezza. Perché era quello che sapevo fare”, continua l’ex calciatore.

Non manca poi una domanda sul topic del giorno, calcisticamente parlando: l’addio del ct Roberto Mancini alla Nazionale. “Sono rimasto sorpreso. Se devo essere sincero, non me lo aspettavo. Dopo l’eliminazione ai mondiali io sono tra quelli che ha sostenuto lui dovesse continuare. Pensavo volesse arrivare ai mondiali”.

Poi un pensiero a due miti del calcio internazionale: Maradona, “inimmaginabile”, e Baggio, “talento straordinario, gli sono grato. Se in quegli anni fosse stata prevista una nazionale con due fantasisti avremmo fatto grandi cose”.

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