(Foto credit: Dietrich Steinmetz)

La presenza di Romina Mura all’incontro dedicato alla “Rivoluzione Gentile” avviata da Renato Soru ha sorpreso tante persone. Soprattutto perché l’ex parlamentare risulta come uno dei nomi più noti e forti del Partito Democratico.

Uno strappo con la casa madre? Per ora, no. Solo la necessità di esprimere un proprio pensiero di dissenso e di “svegliare” il Campo Largo sulla necessità di fare sintesi per vincere le Regionali 2024.

Romina Mura al fianco di Renato Soru significa una uscita dal Pd?

Romina Mura al fianco di Renato Soru, insieme ad altre Democratiche e Democratici significa se si ama la Sardegna più degli spazi istituzionali che si vogliono, legittimamente, occupare, occorre fare sintesi con le istanze e i contributi politici che, a oggi, si è finto di non vedere e di non sentire. E il Partito democratico ha la principale responsabilità. Di non aver ascoltato e affrontato le complessità che c’erano e ci sono al suo interno e nella società sarda. Abbiamo però ancora il tempo e spero le intelligenze per farlo.

Quali sono le ragioni di questa nuova fase politica?

La Sardegna, nei prossimi anni, avrà l’opportunità di scrivere un nuovo capitolo della propria storia, con la disponibilità di risorse che in tale quantità non si vedevano dai tempi del Piano di Rinascita. Dovrà decidere come declinare, anche da un punto di vista sociale e occupazionale, la transizione energetica e digitale e una nuova stagione di sviluppo industriale, manifatturiero e dei servizi, con particolare attenzione al turismo. Utilizzando le proprie prerogative autonomistiche dovrà, attraverso una gestione sostenibile dei ‘beni pubblici e comuni’ (le risorse naturali, le infrastrutture fisiche e digitali, i servizi pubblici essenziali: scuola, sanità, sistema di protezione sociale) garantirne l’accesso universale a tutti i Sardi. Dovrà farlo mettendo al centro le persone, i loro bisogni, i loro progetti di vita. Dovrà farlo con l’ossessione di una questione sociale, vero dramma della nostra isola, oramai esplosiva. I dati forniti dalla Caritas rispetto alla povertà materiale, come quelli, ritengo perfino sottostimati, su povertà energetica e di formazione, senza dimenticare i Sardi che rinunciano alle cure, sono il contesto di analisi su cui agire con priorità’ e in modo trasversale. Le regionali del 2024 daranno alla Sardegna la classe dirigente che per costruire risposte strutturali alle questioni che ho sintetizzato,  dovrà guidare un dibattito diffuso e inclusivo di tutte le istanze sociali, intellettuali e produttive. Per poter fare ciò occorre sin da ora ‘aprire’ e costruire spazi di confronto e di condivisione, in modo che quella classe dirigente abbia una legittimazione forte e solida. Abbiamo visto cosa dicono i sondaggi rispetto ai Sardi che andranno a votare alle prossime regionali? Saranno appena il 40%. Sembra che questo livello di partecipazione possa dare slancio al processo di cui ho parlato? Lavorerò per questo. Perché possa innescarsi una mobilitazione di popolo. Perché i Sardi che hanno già deciso di non andare a votare, si percepiscano, invece, indispensabili nella costruzione del futuro dei propri figli e nipoti. E decidano non solo di esprimere il proprio voto a marzo 2024 ma di esserci sin da ora a definire agenda politica e migliori interpreti per la stessa.

Cosa pensi di quanto è accaduto nel Centrosinistra e cosa ti aspetti dalle prossime settimane?

Posso dirti cosa penso di quanto è accaduto nel Partito democratico. Si è deciso, incomprensibilmente per me, di non aprire il dibattito, perché non so in quale sede e da chi era già stato deciso tutto: candidato presidente e programma. Ho chiesto al Segretario regionale Piero Comandini, più volte e pubblicamente, se qualcuna delle forze politiche della coalizione avesse posto condizioni ‘sine qua non’ per stare in alleanza con Noi. Non ha mai risposto, ha sempre omesso,  e ha lasciato scorrere il tempo. Un copione mal scritto, male interpretato e per me, mi pare però di essere in buona compagnia, indigeribile. Non basta la calcolatrice per vincere le elezioni. Si vedano i dati di diverse consultazioni regionali degli ultimi mesi. Serve la buona politica, quella che fa sintesi senza comprimere discussione e confronto. Spero, e lavorerò per questo, ci siano ancora le condizioni per farlo.

Qualcuno dice: “Romina Mura si è staccata dal Pd perché il suo nome non è mai stato vagliato com’è possibile candidata”. Cosa risponde?

Romina Mura non si stacca. Difficile che succeda. Semmai capita che spesso si accenda. Lo dico con un sorriso. Semplicemente, come sempre, non ho alcuna difficoltà a esporre mio pensiero, anche quando sono minoranza. Sarebbe interessante sapere chi fa questa allusione scontata. 

Se dovesse chiamarla Alessandra Todde, come reagirebbe?

Con Alessandra ci siamo sentite tante volte. E sa bene cosa pensi di Lei, del Suo valore e di tante altre cose su cui, in passato, ci siamo confrontate. Le risponderei volentieri, ovviamente.

Che reazioni ha ricevuto dalla sua scelta e quanto è stato emozionante parlare davanti ad un Teatro Doglio colmo?

Esporsi ed esprimere una posizione complessa è una scelta. Altri preferiscono tacere, sebbene dissentano. Ho avuto diversi riscontri di coloro che si sentono rappresentati da ciò che ho detto. Leggo sui social di altri ancora che invece dissentono. Quando il dibattito diventa pubblico si devono accettare sia i riscontri positivi che quelli negativi. Sono le regole del gioco. Mi emoziono ogni volta che parlo, perché è sempre un onore essere ascoltati. Ieri l’emozione è stata fortissima, perché avvertivo e avverto più che mai la delicatezza del momento.

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it