Arrestato in Colombia il latitante Massimo Gigliotti, accusato di essere un esponente della ‘ndrangheta.
L’operazione è avvenuta ieri, a Barranquilla, grazie all’intervento  della Policia nacional colombiana, sulla base di una “red notice” (segnalazione relativa alla ricerca di latitanti in ambito internazionale inserita nel circuito Interpol), pubblicata in relazione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 21 febbraio 2018 dal Tribunale di Cagliari.
L’uomo è accusato di associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti nell’ambito dell’operazione “Ichnos”.
Le ricerche del predetto in Sudamerica, tra Colombia, Brasile, Panama, Venezuela e Repubblica Dominicana, erano state avviate lo scorso settembre dall’Unità I-Can con il supporto degli esperti dei Paesi interessati. In particolare con l’esperto per la sicurezza in Colombia, in seguito a diverse riunioni operative tenute tra la Direzione centrale Polizia criminale (Scip), il Segretariato generale dell’Interpol di Lione (Progetto I-Can), il Nucleo investigativo del Comando provinciale carabinieri di Bologna ed Europol e con il supporto di Rete @on Network, finanziato dalla Commissione Europea.
L’attuale arresto è scaturito su attivazione del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bologna che ha analizzato e veicolato preziosissime informazioni, fornite da Europol, per la localizzazione di Gigliotti, successivamente sviluppate dall’Unità I-Can.
Avuta notizia della verosimile partecipazione del latitante ad un incontro con un legale, in un noto centro commerciale della città sudamericana, l’Unità della Ocn-Interpol, appostata nei pressi della struttura alberghiera, ha proceduto al fermo del latitante che si è presentato fornendo ai poliziotti la “cedula de ciudadania colombiana” nr. 1.091.376.382 a nome di Pedro Javier Zambrano Pulido, recante la sua foto. Il documento, ideologicamente falso, era utilizzato da Gigliotti per muoversi in territorio colombiano.
Dall’indagine “Ichnos”, da cui scaturisce la misura cautelare, condotta dai carabinieri di Carbonia, erano emersi gravi elementi circa la presenza in Sardegna di un’organizzazione criminale in grado di rifornirsi di ingentissimi quantitativi di cocaina tramite alcuni trafficanti calabresi legati alla ‘ndrangheta, stanziati nelle province di Roma e Milano e di eroina proveniente da un gruppo criminale albanese operante nella Penisola.
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