Che succede in Sardegna in vista delle Regionali 2024? Gli incontri e gli scontri nei due campi politici principali si susseguono giorno dopo giorno, rendendo complesso lo scenario verso le elezioni.

Alessandro Manno è fondatore di Toc Toc Sardegna. Ogni giorno racconta l’isola attraverso il podcast “Quadro d’insieme” e sta seguendo da vicino le evoluzioni della politica sarda.

Assieme proviamo a tracciare una linea sulla situazione attuale, a pochi giorni dalla presentazione delle liste.

Partiamo dal concetto di unità: tutti vogliono essere uniti, ma nessuno si mette d’accordo per le Regionali. Perché?

L’obiettivo di tutti i partiti è quello di vincere le elezioni. Avere più liste e cercare di coinvolgere partiti diversi che hanno anche elettorati vicini può consentire di andare a governare in modo molto più chiaro, con un quadro politico molto chiaro nel post voto. Nessuno vuole stare all’opposizione e non toccare palla per tutta una serie di decisioni importanti. Dunque c’è la volontà di andare uniti più possibile per evitare la dispersione del voto. Tutti la vogliono ma nessuno è disponibile a fare un passo indietro perché ci sono degli interessi politici che vanno oltre il semplice risultato delle elezioni. Ad esempio il Psd’Az che si stacca dal centrodestra è il segnale di un malcontento all’interno della coalizione. Visto che la scelta di non ricandidare il presidente è di fatto una bocciatura dell’operato del Partito Sardo D’Azione. E di conseguenza un partito che vuole difendere la propria credibilità di fronte agli elettori non può accettare una cosa di questo tipo. Dall’altro canto, la divisione tra Todde e Soru è dovuta alla volontà dei partiti di creare dei progetti differenti. Quello che sostiene la Todde è un accordo abbastanza largo tra i vari partiti che avevano discusso su come arrivare alla scelta. Mentre quella di Soru è una candidatura che ha la sua legittimità ad esserci a prescindere dei partiti. E infatti l’idea di Soru è quella di andare oltre lo schieramento già esistente. Quindi se la scelta di Solinas e Zedda è quella di staccarsi per ragioni di equilibrio nella coalizione, quella di Renato Soru e della Todde sono due candidature raccontare come vicine ma in realtà hanno orizzonti molto differenti.

Nel centrodestra quanto può pesare una spaccatura?

La scelta di Solinas avrà un peso. Così come avrà un peso cosa farà la Lega. Cinque anni fa sono stati i due partiti che avevano trainato la coalizione alla vittoria. Era un’altra situazione politica. C’era un clima politico differente. Oggi invece Fratelli d’Italia ha una maggioranza di voti, è il più accreditato dai sondaggi. Quindi ci sarà un travaso di voti dalla Lega a Fd’i. Il Psd’Az ha un elettorato storico, avrà comunque un impatto alle elezioni. Bisogna vedere se la Lega deciderà di continuare a sostenere Solinas o se torneranno nel centrodestra, rispondendo all’invito dei vertici nazionali di mantenere l’unità. Anche se, dopo quanto detto da Crippa nei giorni scorsi, sarebbe strano vedere la Lega cambiare idea all’ultimo minuto. Sicuramente sarà importante la decisione che avverrà a livello nazionale e gli equilibri che si instaureranno anche nelle altre regioni.

Solinas si sta trovando nello stesso punto di Pigliaru di 5 anni fa. Che rischio si prende il centrodestra nel (presumibilmente) disconoscere la sua azione politica?

Il rischio è importante. Truzzu si troverebbe nella scomoda situazione di criticare in un certo senso la precedente giunta, ma non troppo perché Fd’i era dentro all’esecutivo e alla coalizione. Il gioco del centrodestra potrebbe essere aiutato dal fatto che il presidente della Regione non correrà all’interno della coalizione. Di conseguenza si potrà fare appello allo scontro tra i partiti per descrivere le cose che sono andate male. Ripulendosi anche la coscienza. Il rischio c’è, potrebbe esserci un problema di narrazione di alcune scelte che sono state fatte male, anche e soprattutto da parte di quegli assessori che non fanno parte di Psd’Az-Lega, che si troverebbero in una posizione abbastanza scomoda.

Il Centrosinistra è quello che sembrerebbe più diviso. Ma la Todde perde davvero qualcosa in termini di appeal elettorale senza Soru?

Il centrosinistra appare più diviso perché sia Soru che Todde sono in campagna elettorale ormai da due mesi. Anche gli elettori si sono abituati a sentire le loro discussioni a distanza, per cercare di vedere se ci fosse lo spazio per ricucire. Ma sono due candidature molto differenti. A prescindere dal metodo di scelta, Soru parla ad un modo autonomista e indipendentista che ritiene in questi anni non sia stato ascoltato dai partiti di centrosinistra. E cerca di cogliere voti soprattutto nel popolo degli astenuti, che in questi anni non si sono presentati al voto. Ricordiamo che alle ultime elezioni, l’affluenza è stata al di sotto del 50%. C’è il rischio che possa scendere. Soru, a ragione, sta cercando di parlare non tanto al mondo del Pd o della sinistra, ma di mobilitare persone che in questi anni non si sono sentite rappresentate. Presentarsi come in antitesi ai partiti italiani e al Pd va in questa direzione. Certo fa strano, visto che Soru ha contribuito a fondare il Partito Democratico e ha avuto un ruolo importante nella politica italiana. Dunque tocca le corde di un elettorato vicino ma diverso da quello a cui parla la Todde. Sicuramente se Soru decidesse per un passo indietro, la Todde avrebbe un bel ritorno ma sarebbe inferiore a quello che avrebbe Soru da solo. In politica 2+2 non fa 4. Se anche Soru rientrasse nel Campo Largo, ciò non comporterebbe una vittoria schiacciante del centrosinistra.

Soru fa appello a un passo indietro di entrambi per un terzo nome. I suoi alleati sarebbero pronti a stare dentro il perimetro del Campo Largo?

La scelta di Soru di tenere aperta la porta è un tema. Di certo la volontà di puntare su un terzo candidato in questo momento è una scelta totalmente assurda. È troppo tardi. Siamo ad un mese dalle elezioni, le liste verranno presentate tra un paio di settimane. Non ha alcun senso. Sarebbe un terzo nome che si troverebbe a fare una campagna elettorale brevissima, con delle coalizioni che non ha scelto. Quella di Soru è quasi più una provocazione, una strategia, in nome di una narrazione che lo vede quasi “costretto” a prendere la decisione di candidarsi. Non ci sarà un terzo nome. Si correrà separati. Unire due anime che si oppongono da mesi, è impossibile. La presunta volontà di rientrare nel campo largo da parte di Soru non sarebbe apprezzata dai suoi alleati. Ci sono vari screzi tra le varie anime delle due coalizioni. Penso a A Innantis! e a Irs. Si sono scontrate da poco. Azione ha come segretario Giuseppe Luigi Cucca che è stato segretario del Partito Democratico. È maggiormente possibile che Soru si ritiri piuttosto che vedere i suoi alleati nel Campo Largo. Questo è poco ma sicuro.

Alessandra Zedda dice di voler andare avanti con la candidatura. Scelta sensata? O sarebbe meglio si concentrasse solo su Cagliari?

Sta cercando di recuperare tutto quell’elettorato moderato che Forza Italia ha perso nel tempo. Soprattutto in favore di Fratelli D’Italia. Una emorragia sia nei voti che nelle personalità che sono passate da un campo all’altro. Sicuramente lei è un profilo che a Cagliari ha avuto tantissimi consensi, è stata una delle consigliere più votate. Ha una carriera di militanza molto importante. È una candidatura che non ha l’ambizione di andare a vincere, penso che lei ne sia consapevole. La sua volontà è quella di iniziare a creare un partito di centrodestra con una forte vocazione locale che provi a intercettare quei voti che sono stati frammentati in tanti partiti centristi. Cercare di fare una sintesi, riunire tutto quell’elettorato. Avrà tantissimi voti a Cagliari, ma è poco radicata nel resto della Sardegna. Ricordiamoci che Cagliari non è la Sardegna. Secondo me la sua è una scelta di posizionamento anche in ottica futura. Teniamo conto che lei era assessora e se n’è uscita in polemica con Solinas. Si è parlato di un avvicinamento con Paolo Truzzu in vista delle elezioni. Ma vuole sicuramente vedere se ci sono degli spazi oltre lo scenario politico attuale.

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