Ultimi scampoli di campagna elettorale in Sardegna per le Regionali 2024 ed è ancora scontro: questa volta tra Camilla Soru e il gruppo +Europa-Azione. Motivo del contendere la presenza di una “Soru fasulla” nelle liste del gruppo a sostegno della Coalizione Sarda.

“Questa mattina, a una lettura attenta delle liste elettorali, mi sono resa conto della presenza di una mia omonima all’ultimo posto della lista +Europa / Azione. Il punto è che in realtà la mia omonima ha un nome e cognome del tutto diversi dai miei, ma si presenta alle elezioni affermando di essere nota col cognome “Soru”. Peccato che nessuno la conosca in questo modo nelle realtà sociali che frequenta e che in nessuno degli strumenti di comunicazione che utilizza compaia questo nome” denuncia l’esponente del Partito Democratico.

In una lunga lettera, la Soru asserisce che l’attribuzione falsa della candidata sembra un modo per indurre gli elettori all’errore. “Questo comportamento scorretto e ingannevole causa un danno evidente alla mia candidatura e al corretto svolgimento delle operazioni elettorali. Per queste ragioni ho dato mandato ai miei legali di valutare quali azioni possano essere intraprese a tutela dei miei diritti“.

A stretto giro è arrivata la risposta di Riccardo Lo Monaco (+Europa) e Giuseppe Luigi Cucca (Azione). “Le affermazioni di Camilla Soru che gettano discredito su una candidata e su una intera lista elettorale. Queste sì alterando il corretto svolgimento della campagna e della informazione elettorale. Ricordiamo che il “noto” o “nota” è prassi nelle candidature quando una persona, per essere meglio identificabile da una più o meno larga platea elettorale”.

Quindi i due segretari regionali attaccano sul personale la candidata del Pd. “Forse anche Camilla Soru avrebbe potuto sfruttare il ‘nota’, magari aggiungendo quello per cui lei è effettivamente più nota nel panorama regionale, ossia ‘la figlia di Renato Soru‘. Non ci meravigliamo davanti all’ennesimo tentativo di una figlia, candidata in una coalizione avversaria, di dare addosso al padre sfruttando qualunque pretesto, ma a tutto c’è un limite. E se un padre può soprassedere davanti a certe intemperanze di una figlia, altri potrebbero e possono, con molto meno trasporto, chiamare la figlia di Renato Soru a rispondere nelle sedi competenti“.

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