La storia si ripete. troppe volte ormai. Arriva un altro licenziamento. L’ennesimo. Con esso arriva anche l’ennesimo gesto estremo di chi, dall’oggi al domani, il lavoro lo perde.
Lui si chiama Paolo e si è barricato sopra un silos dell’ospedale Sirai di Carbonia. E’ determinato Paolo a voler restare lì finché qualcuno non gli darà una risposta certa e concreta sulla sua futura posizione lavorativa. Ha il volto stanco e segnato dalla paura perché non sa cosa lo aspetta. Non scenderà da quel silos è disposto a passare la fredda notte lì finché la sua voce non verrà ascoltata. E’ un padre di famiglia, un padre disperato che ha bisogno di un lavoro per poterla mandare dignitosamente avanti la sua famiglia.
Paolo, da più di 12 anni lavorava in un appalto di guardiania, ma quando la sua precedente società ha perso la commessa all’interno dell’azienda sanitaria ove operava, la famigerata ATS, la nuova società che è subentrata e lo ha assunto, a fine periodo di prova gli ha comunicato di non averla superata e dunque lo ha licenziato.
Ci si chiede come sia possibile che un uomo, che per 12 anni ha prestato il proprio operato in un determinato settore, venga messo alla porta e considerato non idoneo? Dopo 12 lunghi anni dalla mattina alla sera.
“La motivazione ufficiale è che non avrebbe superato il periodo di prova – spiega all’ansa il sindacalista della Cisl Marco Mele – Bisogna però ricordare che con le precedenti gestioni questo lavoratore ha svolto quella mansione per tredici anni”.
Intanto, in attesa di una risposta che si spera arriverà, Paolo con la sua forza di lottare e con il bisogno di una certezza passerà la notte al freddo lontano dalla sua famiglia, perchè nonostante sia stato convinto a scendere dalla piattaforma, ha deciso di non tornare a casa, ma di accamparsi per protesta ai piedi della struttura con una tendina.
A dare risalto a questa vicenda è stato Manolo Mureddu sui social.
Carbonia, Vigilanza Cannas replica al sig Paolo: “Non è stato licenziato, non ha superato la prova”