Egregio Direttore,
in questi giorni si è aperta in Sardegna una discussione importante sugli effetti, a nostro
giudizio gravi e insopportabili, che il piano industriale della Banca Popolare dell’Emilia
Romagna determinerà sulla Sardegna. Ed è bene che la nostra comunità sia ben
consapevole della partita che si sta giocando. Ciò anche in considerazione di come la
nostra regione sia martoriata da una grave crisi economica e sociale, caratterizzata
dalla scarsa propensione agli investimenti, dalla carenza di reddito e dalla mancanza
di opportunità di lavoro e di prospettive per tantissime persone, a partire dai giovani.
Non discutiamo il legittimo diritto/dovere della Bper di perseguire i suoi obiettivi
industriali ma il fatto che il prezzo non può essere ancora una volta pagato da questa
regione.

Riepiloghiamo brevemente i fatti. Il piano industriale della Bper prevede l’uscita in
esodo di 1.300 lavoratori (quindi in accompagnamento volontario alla pensione) dei
quali circa 600 sono attualmente occupati nel Banco di Sardegna e nelle altre aziende
sarde. La Bper stima che in Sardegna ciò determinerà la necessità di coprire attività di
produzione con l’assunzione di 355 nuovi lavoratori. I responsabili aziendali Bper
hanno però poi dichiarato alle organizzazioni sindacali che il Consiglio di
Amministrazione ha deliberato di delocalizzare queste attività di produzione dalla
Sardegna all’Emilia Romagna per compensare gli esuberi presenti tra Bologna,
Modena e Ferrara anche a seguito dell’acquisizione di Unipol Banca e di Cariferrara.
Per comprendere bene la vicenda è bene ricordare che con il piano industriale
2015/2018 la Bper ha assunto in Emilia Romagna oltre 400 persone e solo 30 in
Sardegna e che nel 2019 (prima di varare l’attuale piano industriale) Bper ha assunto
altri 120 lavoratori in Emilia Romagna e solo 24 in Sardegna.
Quindi le scelte industriali di Bper determineranno in Sardegna la perdita di ulteriori
600 occupati che andranno in esodo e le assunzioni previste in Sardegna dal turnover,
pari a 355 lavoratori, verranno realizzate in Emilia Romagna, lasciando l’amaro in
bocca ai tanti ragazzi sardi in cerca di occupazione ai quali non resterà altra possibilità
che emigrare.

In sostanza con il nuovo piano industriale BPER, la Sardegna rischia di essere, ancora
una volta, danneggiata IRRIMEDIABILMENTE E PER SEMPRE in termini di
occupazione e di allocazione di centri decisionali tanto importanti quanto necessari
perché la banca possa, nel tempo, garantire una presenza qualificata nell’erogazione di
credito e di servizi a favore delle imprese e delle famiglie sarde. Una prospettiva che
Sassari, Cagliari e tutta la Sardegna non possono assolutamente permettersi!
Quanto accade appare ancora più paradossale considerando come la Fondazione di
Sardegna ha investito sulla Bper e sul suo futuro industriale molto “denaro dei Sardi”
con il rischio di finire per finanziare, se non interviene immediatamente e con forza, la
delocalizzazione di attività lavorative, e quindi occupazione, in altre regioni.
Sono dunque in gioco gli interessi generali, sociali ed economici della nostra regione.
Per questo riteniamo che l’intera Sardegna – a partire dalla classe dirigente istituzione,
politica e imprenditoriale – debba schierarsi a difesa di una realtà locale strategica per
il futuro della regione sulla quale, invece, si può e si deve investire affinché vengano
individuate soluzioni utili per l’intero gruppo Bper che valorizzino il Banco di Sardegna
e le altre aziende sarde. Pensiamo a investimenti in Sardegna del Gruppo Bper
sull’innovazione tecnologica e sulla sfida digitale orientata ai Clienti e ai Lavoratori,
ossia una banca del futuro che sia sul territorio, a centri decisionali nell’ambito del
credito, al potenziamento della banca telefonica.

In sostanza si verifica ora in Sardegna la necessità di mettere in campo un’azione
comune e forte per difendere ciò che il Banco di Sardegna rappresenta e può
rappresentare: occasione di opportunità occupazionali per centinaia di posti di Lavoro
e l’unica realtà creditizia ancora in grado – per la sua storia, conoscenza e radicamento
nel territorio – di interpretare e sostenere le peculiarità della nostra regione. Non
commettano i dirigenti Bper l’errore di portare via il Lavoro dai poli di Sassari nel
tentativo maldestro di risolvere le contraddizioni che hanno determinato con le loro
scelte industriali. Non commettano l’errore i dirigenti sardi di sottovalutare i rischi e le
conseguenze di quanto sta accadendo. La Sardegna non perdonerà!
Il Sindacato unito dice no alla delocalizzazione, a un’ulteriore riduzione della base
occupazionale nell’isola, al progressivo ridimensionamento del Banco di Sardegna e
del suo ruolo propulsivo per l’isola.

Il Sindacato Sardo vigilerà e agirà con la massima fermezza e determinazione, in
collaborazione con quanti vorranno sostenere questa giusta battaglia, affinché vengano
individuate quelle soluzioni possibili, positive e auspicate indispensabili per il progresso
e il benessere della nostra regione e della nostra comunità.
Per queste ragioni invitiamo la gente di Sardegna a firmare sulla pagina Facebook
l’appello sulla mobilitazione a sostegno del Banco di Sardegna, la Banca dei Sardi!

Le Segreterie Regionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uil.Ca e Unisin