Un’occasione importante, quella che il Festival offrirà fino al 7 di dicembre attraverso una trentina di appuntamenti per un’altra settimana, per chi nel fare cinema, e più in generale arte, trova un fonte di creatività nella diversità delle lingue minoritarie (siano esse lingue, dialetti, parlate, slang e quant’altro), nella loro forza figurativa e comunicativa.
Quelle lingue espressive che proprio perché non son ridotte alla necessità di una comunicazione sostanzialmente funzionale e funzionalistica, orientano una visione del mondo poetica e più vicina alla vita comunitaria, quella cornice che fa diventare la vita degna di essere vissuta nella quotidianità. Cagliari ha una sua dimensione culturale legata all’apertura e all’incontro con le altre culture, e il primo incontro avviene con lo scambio linguistico.
La ricchezza della parlata cagliaritana può ritrovare una sua forza anche grazie a un festival che è sicuramente, insieme al patrimonio della memoria storica audiovisiva della nostra città depositata presso la Società Umanitaria – Cineteca Sarda che organizza e presenta il festival, un momento di aggregazione e di offerta culturale che arricchisce la nostra città.