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“A nome di decine di famiglie che abitano in Piazza Santo Sepolcro e nelle vie circostanti esprimiamo il nostro profondo disappunto e il nostro dolore nel vedere la “Piazza” della Chiesa più importante del quartiere Marina trasformata in un bivacco per commensali rumorosi, e quale campo più o meno aperto per la circolazione di alcol e di droghe”. Lo scrive Enrico Marras, presidente del comitato “Rumore no grazie”, indirizzando una lettera a don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana di Cagliari.

“Ma questo non è tutto” continua la nota. “Forse Lei non sa che l’area della Chiesa è stata sottoposta su richiesta del Prefetto Giuffrida ad un monitoraggio acustico di ben tre mila ore che ha accertato che l’area è gravemente inquinata al punto tale che già dal 2014 si è reso obbligatorio il Risanamento acustico della zona. Risanamento che si può ottenere solo con la rimozione dei tavoli per strada dove chiassosi commensali si trattengono sino all’alba, giustificando la presenza dei “circolanti”. Non solo l’area è stata dichiarata in criticità acustica dall’ARPAS-Regione Sardegna ma nel 2016 la stessa Regione ha riconosciuto che la stessa area si trova in stato di “emergenza sanitaria”, stanti livelli di rumore notturno certificati persino superiori a quelli massimi ammessi nelle aree industriali di giorno”.

“Nella zona sono sempre più numerose le persone che soffrono (“il rumore uccide ed è causa di malattie gravi e invalidanti” come scrive l’O.M.S.) e che sono costrette a imbottirsi di pericolosi farmaci per poter dormire. A soffrire di più sono soprattutto i bambini, i malati, le persone anziane, i lavoratori che si alzano presto la mattina, le donne in gravidanza. Quindi può ben Lei immaginare quanto dolore e sofferenza abbiano provato i residenti quando hanno visto l’uso degradante di un luogo sacro per tanti cagliaritani.
Il degrado da inquinamento acustico l’ha riconosciuto anche il TAR nel 2015 che ha condannato il Comune di Cagliari per disastro ambientale da rumore. Purtroppo la Sentenza è rimasta inapplicata”.

“In questi giorni – conclude la lettera – non sarà sicuramente a Lei sfuggita la ferma presa di posizione di Monsignor Costantino Usai di Oristano sull’uso degradante di luoghi sacri come sta capitando anche all’area antistante il Seminario e la Cattedrale di quella città: il presule ha ribadito con forza il “diritto di riposare” dei residenti. I residenti chiedono a Lei con rispetto di revocare la concessione ad un uso non compatibile con la sacralità del luogo, come Lei stesso fece anche in passato, e per il rispetto che si deve al diritto alla salute e alla vita di tante persone costrette di notte a vivere nel tormento e nell’insonnia”.