I lavoratori dell’Aras, l’associazione degli allevatori che raccoglie agronomi, veterinari, periti agrari, biologi, tecnici di laboratorio e amministrativi, scendono nuovamente in piazza per salvare i 200 posti di lavoro a rischio a causa della vertenza senza ancora nessuna soluzione, che va avanti ormai da ben 11 anni.

Mancano due step per ottenere ciò che chiedono, ovvero il passaggio dei 250 dipendenti nell’Agenzia Laore, la pubblicazione delle graduatorie del concorso riservato per 225 posti e l’avvio del bando per altre 25 figure professionali. “Il problema – spiega la segretaria di Uila Gaia Garau – è che il tempo è quasi scaduto: questi lavoratori cesseranno il loro rapporto di lavoro il 31 dicembre 2020 con la procedura di mobilità che andrà a conclusione. Per questo chiediamo una accelerazione nella procedura di passaggio in Laore”. “A pagare l’inerzia dei politici – osserva Paola Naitana del gruppo Sit-in – non sono solo 250 famiglie, ma tutto il comparto zootecnico, tutti gli allevatori che sono qui per supportarci”.

Questa mattina davanti al palazzo del Consiglio regionale, a Cagliari, sono un centinaio i dipendenti che chiedono di essere ricevuti dal presidente dell’Assemblea e dai capigruppo. Osvaldo Ibba di Confederdia va all’attacco: “il 31 dicembre saremo licenziati, l’Ara in liquidazione chiude, e se andiamo a casa si blocca anche tutto il sistema della misura del benessere animale che fa girare quaranta milioni di euro per gli allevatori”. Ibba ricorda anche il caso del laboratorio analisi di Oristano che si occupa della salubrità delle produzioni lattiero casearie sarde: “Se si blocca – avverte – si fermano anche le attività di tutti i caseifici, compresa la cooperativa di Arborea”.