mister Adolfo Saddi
Mister Adolfo Saddi

Sarà certamente ricordata come una delle pandemie più devastanti degli ultimi secoli, quella causata dal Covid-19, che ancora stiamo vivendo. Una pandemia che ha messo in ginocchio l’economia, la scuola, il mondo produttivo, lo sport, gli anziani, ma soprattutto la crescita degli adolescenti e dei bambini, le fasce più deboli della società.

Ne abbiamo parlato con Adolfo Saddi, cagliaritano di 27 anni, laureato in Scienze delle Attività Motorie e Sportive con il massimo dei voti, specializzando APA, allenatore della Scuola Calcio ‘La Palma-Atletico Calcio 2014’, preparatore atletico della prima squadra de La Palma che milita in Promozione e insegnate di Educazione Fisica presso la scuola UP School. Adolfo, che ha dato i primi calci alla palla nella Ferrini di Quartu, passando poi all’età di 11 anni nelle giovanili del Cagliari Calcio, con i bambini e gli adolescenti ci lavora con grande passione, sia a scuola che sul rettangolo verde e dello sport ne ha fatto la sua ragione di vita. “Al Cagliari – spiega mister Adolfo Saddi – ho maturato anni importantissimi che mi hanno permesso di imparare tutti gli aspetti educativi e sociali, oltre a tutti quelli tecnici. Ora cerco di mettere a disposizione dei bambini e ragazzi la mia esperienza calcistica e sportiva”.

I bambini e gli adolescenti ancora oggi, ad un anno dall’esplosione della pandemia, fanno sport a singhiozzo, e sono fortunati. Altri infatti hanno dovuto cedere e si sono fermati a causa delle restrizioni imposte dagli ormai ben noti Dpcm. Dal mese di febbraio del 2020 lo sport giovanile, e quello dilettantistico in particolare, sta vincendo momenti drammatici: palestre e piscine chiuse, attività limitata agli sport individuali, vietati quelli di ‘contatto’. “I traumi per i bambini sono devastanti e gli effetti purtroppo si ripercuoteranno sulla loro crescita e si vedranno negli anni a venire”.

Quali sono gli effetti che produrrà, a lungo termine, una chiusura pesante sullo sport, sul calcio dilettantistico e quello giovanile?

Il 2020 è stato un anno davvero ‘brutto’ sotto tutti i punti di vista. Purtroppo il Coronavirus ci ha colti impreparati e non siamo riusciti a contrastarlo e tantissimi di noi hanno dovuto dire addio a parenti e amici. Questa situazione ha creato gravi problemi anche a livello sportivo, soprattutto nel calcio dilettantistico con effetti devastanti. Io sono il preparatore atletico de ‘La Palma’, che milita nel campionato di Promozione. Insieme al mister, Igor Piro, a Settembre scorso abbiamo posto l’attenzione sul recupero motorio e atletico dei ragazzi della rosa con un programma mirato per ogni atleta perché tutti eravamo fermi da più di 6 mesi. Ma soprattutto abbiamo concentrato particolare attenzione all’aspetto psicologico e sociale, perché i ragazzi avevano bisogno e sentivano la necessità di rientrare in campo e soprattutto ‘vivere lo spogliatoio’, e ricreare quel ‘gruppo’ che mancava. Le parole ‘gruppo’ e ‘squadra’ infatti sono le basi su cui fondare un progetto sportivo, che si parli di calcio, di basket o di pallavolo. Purtroppo ancora oggi nel mondo sportivo non viene dato il giusto valore a queste due parole fondamentali in quanto si cerca solamente di trasmettere ai ragazzi l’obiettivo della vittoria. Gli effetti purtroppo sono stati tragici, mi si passi il termine: il lockdown ha portato tanti ragazzi a smettere con lo sport. Questa è la sconfitta più grande dell’ultimo decennio. Dobbiamo ricordarci che lo sport è salute ed è considerato il primo farmaco su cui basare la giusta terapia. Praticare sport o semplicemente attività fisica ci fa entrare in uno stato di prevenzione di molte malattie cardiovascolari (ormai tre le prime causa di morte) e tutti quegli aspetti che potrebbero farci entrare in uno stato di sedentarietà cronica.

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Parliamo di Giovanissimi e Allievi, ragazzi adolescenti tra i 12 e i 17 anni. Quali le ripercussioni sullo sviluppo psicomotorio, sociale e relazionale per i ragazzi che ormai non vivono più a contatto con lo sport.

Sono ragazzi in piena adolescenza. Questa è l’età più bella, ma anche quella più critica. Iniziano ad uscire da soli, a fare le loro esperienze a cementare le amicizie, anche ad essere ribelli e scontrosi. Ma è tutto nella norma, purché i genitori sappiano riconoscere e intervenire nel giusto modo. Oggi è molto facile prendere strade sbagliate e intraprendere percorsi di vita malsani. Ecco, proprio in questo punto è doveroso, per noi allenatori e insegnati, venire incontro e in supporto ai genitori ed essere bravi a toccare le corde giuste per togliere i ragazzi dalla strada e far capire loro che praticare lo sport è educazione per il percorso della vita. Consiglio sempre a i genitori di insistere e portare i ragazzi a fare sport, perché è con lo sport che i ragazzi crescono bene e non stanno a casa o al bar con telefonini, tablet, pc, playstation, strumenti che stano producendo danni neurobiologici gravissimi. Inoltre facendo sport imparano tutto ciò che solamente lo sport può insegnare, come il rispetto, la lealtà, la condivisione, essere parte di un gruppo, saper vincere ma allo stesso tempo saper accettare anche la sconfitta, il lavoro di squadra.

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Avete usato qualche strategia in particolare per tenere su il morale dei ragazzi in quest’anno di restrizioni?

Durante il primo lockdown dell’anno scorso, con il mister Igor Piro, abbiamo ideato una palestra virtuale per far allenare tutti assieme i ragazzi, ma soprattutto fargli rincontrare e mantenere lo spirito di squadra. Qualche sera invece organizzavo anche gli ‘aperitivi virtuali’ per capire come stessero, che sensazioni provavano e capire il loro stato d’animo. È stata un’iniziativa molto piacevole alla quale i ragazzi hanno risposto con grande entusiasmo. Cosi in qualche modo ci siamo sentiti tutti un po’ meno soli.

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Va male nelle scuole calcio: ormai molti bambini hanno perso anche la voglia di fare sport, un po’ anche per colpa della paura dei contagi da parte dei genitori.

Purtroppo per le Scuole calcio è ancora peggio, perché molti genitori hanno preferito, per paura, dei contagi, non portare i propri figli nei centri sportivi. I bambini durante il lockdown hanno iniziato ad esagerare con i nuovi passatempo: ore e ore davanti alla tv, magari con le patatine e la coca-cola, davanti alla play station, con i cellulari. Dobbiamo ricordarci che in fase pre-puberale stanno aumentando i casi di obesità e di patologie cardiovascolari. Ma soprattutto è la fase in cui i bambini sviluppano tutte le capacità motorie che poi serviranno per il proseguo della vita. I ragazzi hanno bisogno di almeno un’ora di attività fisica ogni giorno. In quest’ora di sport capiscono che esiste un altro mondo, un mondo di iniziative, di divertimento, di gioco, di condivisione, di socializzazione e di regole. Io, per quanto riguarda la Scuola Calcio La Palma-Atletico alleno gli Esordienti e i Pulcini assieme sempre a Igor Piro, Alessio Farci e Willy Magnini, e vedo che i bambini al campo sono sereni, ridono e si divertono assieme a noi, perché abbiamo creato un bell’ambiente. Il mio consiglio è quello di portare i bambini a praticare sport, anche e soprattutto per una questione di salute.

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Come sarà possibile rimediare a questi danni che potrebbero essere difficilissimi da assorbire per bambini e ragazzi?

Dobbiamo tornare pian piano alla normalità. Purtroppo questo virus c’è e dobbiamo conviverci. Dobbiamo essere ottimisti però, e avere fiducia nella medicina. Sono sicuro che prima o poi questo periodo sarà solamente un brutto ricordo. Ovviamente fino ad allora dobbiamo rispettare tutte le regole, e quindi lavarci le mani più volte al giorno, igienizzarle e soprattutto indossare la mascherina. In quest’ottica noi promotori dello sport e le Federazioni sportive, dobbiamo essere bravi a divulgare lo sport nel mondo. Prendersi cura di se stessi, del proprio corpo, della propria mente e migliorare tutti quegli aspetti tecnici e sociali dovrebbero essere il punto di partenza di tutti. Poi ovviamente un ruolo molto importante lo rivestono i genitori, perché molte volte mi è capitato di sentire che non portavano il proprio figlio a praticare calcio perché il figlio “è scarso” o “non portato” per quella disciplina. Quando sento queste cose mi si drizzano i capelli. E anche a questi genitori voglio rivolgere un appello: i bambini e i ragazzi devono fare sport, ma non per diventare dei fenomeni, ma per crescere in un ambiente sano, che mantenga integra la loro salute e che gli faccia vivere dei sogni. Lo sport è anche questo, crea dei sogni. Il sogno di tutti i bambini è quello di diventare come Maradona, Ronaldo o Messi. È giusto che abbiano queste aspirazioni, perché sono quelle che mantengono vive le loro speranze, la loro motivazione a migliorarsi, la loro passione, ma soprattutto la loro voglia!