Si vende tutto on line. Il mercato dell’arte, con la logica delle case d’aste, è arrivato ovunque. Si vende tutto dai propri domiciliari, una cosa meno è fungibile, meno funge, più è originale e si vende. Io sto pensando, per esempio, di mettere all’asta via Catawiki, un lavoro che un collezionista mi ha commissionato a certe condizioni che ho declinato.

Il mercato dell’arte è un mercato fondato sulla sua inutilità, che per accreditarsi rispetto al valore simbolico, affettivo e relazionale dell’arte, mortifica ciò che dovrebbe promuovere. Questo è il motivo per cui un lavoro di Banksy tritato da Sotheby’s ha un valore più alto dello stesso lavoro multiplo acquistato a prezzi popolari su Ebay, uno è stato tritato in diretta (presumibilmente in accordo con l’investitore) il secondo è stampa seriale. Il bene fungibile ha un valore non quantificabile, che si assesta in relazione a quanto si paga per possederlo. I NFT (Non fungibili Token, ossia non fungibili sicuri e verificati), si muovono con lo stesso principio delle case d’asta, unici e autenticabili.

Un mercato che transita esclusivamente in un tracciato digitale, in una blockchain, una catena sistemica che attribuisce valore al prodotto di passaggio in passaggio, come un tempo gallerie, mostre e pubblicazioni accreditavano un opera per un collezionista, che in relazione al suo credito la riaccreditava per un altro collezionista. Le transazioni si custodiscono in blocchi di catene umane (ed economiche chiuse), la certificazione passa per la gestazione dell’oggetto in una catena sistemica chiusa nel big data. Pezzo unico con accredito di transazione più reale di un pezzo reale, un lavoro con accredito di transazione digitale rischia d’essere più autentico di un lavoro regalato a un amico senza tracciabilità. Artisti stimati nel panorama digitale sono battuti a sei-sette milioni di euro, ci sono gallerie on line che approvano e accreditano artisti che vendono in questa modalità.
In questo scenario è stato bruciato (proprio come da Sotheby’s era stato tritato) in diretta un lavoro di Banksy, pagato soltanto 96 mila dollari, insomma l’equivalente di 80 mila euro (potenziali come tutto il valore economico dell’arte) è stato bruciato ed eliminato da una società di blockchain (catena di sistema bloccata), voi direte ma sono pazzi?

No, quell’opera (intitolata Morons White) bruciata in diretta e pubblicata sulla pagina twitter Burnt Banksy, non è morta, è morta nel nostro mondo a tre dimensioni, chi la brucia in diretta video chiama imbecilli i collezionisti, in quel momento l’opera bruciata diventa un opera generata in un sistema chiuso, unica e originale, sostituita dal suo tracciato digitale che ne attesterà l’autenticità, attestato fornito da Pest Control, proprio quella che si occupa d’autentificare Banksy. Ricapitolo: si brucia l’opera reale, e si crea una sua rappresentazione digitale, la sua rappresentazione digitale diventa un fake certificato con un reale valore di mercato, riconosciuto come originale e autentico Banksy.
La si vuole acquistare? Possibile solo nella catena bloccata a partire da quel prezzo, solo a quel punto la si può stampare certificata e rivendere, il valore passa per il certificato d’autenticità il cui valore si acquista on line, si posseggono codici non replicabili.

L’opera nasce bruciando il suo valore economico reale, rinasce digitale con il valore aggiunto dell’eternità digitale che non necessita di restauro. Il creatore-distruttore dell’opera di Banksy, in diretta twitter, avendola creata digitalmente, guadagnerà il dieci per cento del valore dell’opera a ogni transazione, capite quanto può rendere un file? Capite perché Cattelan è riuscito a vendere un certificato di una banana? Capite quanto il digitale emulando un mondo sociale deformato dal fatturato, ci stia impoverendo culturalmente? Lo stesso file di Banksy stampato, non ha lo stesso valore dell’autoaccreditamento della catena chiusa che si auto accredita. Quasi quasi creo a questo punto un’ Accademia di Cagliari inesistente, la certifico, la vendo e vivo di rendita a ogni suo passaggio, non avrei neanche bisogno di distruggerla in diretta, visto che l’alta Formazione Artistica è sempre stata virtuale, impalpabile, immateriale ed eterea, insomma più non fungibile di così.

L’opinione di Mimmo Di Caterino