Un murale in Spagna lungo il Cammino di Santiago PH Alessandro Zorco

Camminare. Un gesto semplice, quasi scontato. Ma che può trasformarsi in una avventura. In una filosofia di vita. In un modo nuovo di viaggiare e fare turismo. Percorrere un territorio a piedi consente infatti di conoscere appieno la sua bellezza e il suo fascino, la genuinità dei suoi abitanti, la sua cultura. Camminare consente di vedere luoghi che non potrebbero essere raggiunti con un qualsiasi altro mezzo di locomozione.

Non è un caso che l’abitudine di viaggiare a piedi, zaino in spalla, stia prendendo sempre più piede in tutto il mondo. E stia diventando quasi una moda. Solo nello scorso mese di agosto, giusto per fare un esempio, circa 350mila persone hanno percorso il notissimo Cammino verso Santiago di Compostela, attraversando una parte della Francia e tutta la Spagna fino alla verdissima Galizia. Proprio le istituzioni galiziane hanno investito tante risorse per creare punti di accoglienza e di ristoro a prezzi sostenibili per i pellegrini che percorrono la strada verso la tomba di San Giacomo. Altro esempio tra i più noti: tanti quest’anno hanno percorso anche i circa 200 chilometri della via di Francesco, che si snoda in mezzo ai boschi della Toscana e dell’Umbria sui passi del poverello di Assisi.

Zaini in fila per entrare in un hostel di Puente la Reina, in Navarra PH Alessandro Zorco

Anche la Sardegna si sta attrezzando per dare una risposta alle tantissime persone che stanno incominciando ad amare il turismo lento ed esperienziale. Che, per inciso, sono una tipologia di turisti molto lontana da quelli che arrivano in Sardegna per soggiornare in Costa Smeralda e negli alberghi a 5 stelle o da quelli prediligono le classiche località balneari tipo Villasimius e dintorni.

Nell’isola, ancora ben lontana dall’avere l’organizzazione rodata dei cammini spagnoli, sono comunque tante le opportunità per questo tipo di viaggiatori. Dal Cammino di Santu Jacu, che attraversa l’isola dal nord al sud mettendo in collegamento tanti siti di grande interesse storico e artistico (in particolare i luoghi dedicati al culto di san Giacomo) al Cammino di Santa Barbara che si snoda nelle zone minerarie del Sulcis Iglesiente. Dal Cammino di San Giorgio che percorre la Barbagia a quello di Sant’Efisio, che segue l’itinerario della più lunga processione conosciuta nel Mediterraneo, da Cagliari a Nora sui passi del martire guerriero.

Ma non tutti i cammini dell’isola hanno una connotazione religiosa. L’ultimo nato in Sardegna è infatti l’affascinante Cammino 100 Torri, che percorre in oltre 1200 chilometri il periplo dell’intera Sardegna, scandito dalle 105 torri che nei secoli hanno protetto le nostre coste.

Nelle scorse settimane si è svolta la prima edizione della manifestazione Noi camminiamo in Sardegna, promossa dalla Regione Sardegna, dalla Fondazione Destinazioni di Pellegrinaggio in collaborazione con la Conferenza Episcopale Sarda, Terre di Mezzo Editore e Camera di Commercio di NU-CA-OR. L’evento – al quale sono stati chiamati a partecipare giornalisti, blogger di viaggio e camminatori di provata esperienza – ha messo al centro proprio il tema del turismo lento e sostenibile su cui la Regione sarda, in primis l’assessore regionale al Turismo Gianni Chessa, ha deciso di investire con molto entusiasmo.

Gli addetti ai lavori sono stati accompagnati per tre giorni in un affascinante viaggio all’interno dell’identità e delle tradizioni dell’isola, concluso da un evento finale che si è svolto nel santuario di San Pietro di Sorres.

L’obiettivo della Regione è quello di dare continuità al percorso progettuale “Cultura Religiosa e Turismo”, nato nel 2012 con l’obiettivo di inserire i cammini e le Destinazioni di pellegrinaggio della Sardegna nell’ambito di reti e percorsi religiosi nazionali e internazionali. Ma più in generale è quello di creare un’offerta turistica strutturata che riesca ad attrarre importanti flussi durante tutto il periodo dell’anno, soprattutto nei periodi di bassa stagione.

La prima pietra è stata posta a Sorres. Ma ora c’è parecchio da lavorare. Perché chi viaggia con lo zaino in spalla – e dunque ha con sé soltanto le cose essenziali – ha bisogno di alcuni servizi fondamentali. Servizi che però determinano il successo o meno di un cammino. Hanno bisogno di strade adeguatamente segnate in modo da non perdersi, di un tetto sotto cui dormire, di un posto dove lavarsi e lavare i vestiti, di qualcosa da mettere sotti i denti. Bisogni primari.

Ecco la necessità di coinvolgere i territori e gli enti locali sardi che devono essere in grado di offrire accoglienza e ospitalità. E di uno sforzo economico delle istituzioni nell’aiutare gli esercizi ricettivi ad offrire posti letto e pasti a prezzi sostenibili.

Per cogliere le grandi opportunità di questo tipo di turismo bisogna infatti entrare nella mentalità di chi viaggia da pellegrino con lo zaino in spalla. Un turista che nella sua apparente semplicità è forse più esigente di chi arriva in Sardegna per soggiornare in Costa Smeralda, negli alberghi a 5 stelle o in un residence sul mare.

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