Sono passati 29 anni dallo storico rapimento del manager di Macomer, Giuseppe Vinci, da parte dell’Anonima sarda. Una storia che il regista Stefano Odoardi vorrebbe ripercorrere nel docufilm “Storia di un riscatto”, le cui riprese inizieranno a gennaio.

La Rai, però, ha negato il finanziamento necessario per realizzare la pellicola tanto attesa da chi quella storia l’ha vissuta in prima persona e che ha segnato profondamente la Sardegna e l’Italia tutta. Una decisione che ha generato tanta amarezza da parte del regista in primis e dei produttori che invece continuano a credere nel progetto.

“Giuseppe Vinci e la sua famiglia – spiegano i produttori – si sentono due volte traditi dallo Stato italiano, che ha sempre mantenuto un comportamento ambiguo: prima attraverso il blocco dei beni della famiglia, cosa che al tempo aveva complicato la trattativa con i rapitori, e con la assurda imposizione di una tassa sul prezzo pagato per il riscatto. Ma la cosa pazzesca è che ancora oggi, dopo 29 anni, ci troviamo di fronte a un altro abbandono dello Stato, questa volta per mano della Rai, la televisione pubblica, che nega i fondi necessari alla realizzazione del film”.

I produttori inoltre chiedono spiegazioni ufficiali. “Per quale motivo la Rai, il servizio pubblico della Tv di Stato, decide di non finanziare un film sul rapimento Vinci? Si tratta di una storia – aggiungono – che appartiene alla fitta rete di vicende della recente storia italiana, di trattative poco trasparenti con la comunità malavitosa, da parte dello Stato. Si può leggere, dietro al mancato finanziamento, il desiderio di occultare delle precise fasi storiche e azioni? Storia di un riscatto sarà un’opera dal valore sociale e antropologico che per la prima volta affiderà il racconto direttamente al rapito e la sua famiglia, in modo particolare a Giuseppe e al padre Lucio Vinci. Un atto di coraggio, una esposizione pubblica di vulnerabilità e di zone d’ombra dello Stato”.

Il regista Odoardi annuncia la sua battaglia per portare a termine il docufilm: “Non c’è spazio per la frustrazione, i Vinci sono una famiglia piena di forza. Ciò che è bruciante è la delusione dei confronti dello Stato italiano che persevera in un atteggiamento ambiguo nei confronti di questa vicenda. Nonostante le inevitabili difficoltà produttive, abbiamo deciso di andare avanti, di non fermarci, e per questo motivo abbiamo fatto partire anche una campagna di crowdfunding attraverso la piattaforma Produzioni dal Basso per cercare sostegno per una storia che non è affatto la mia storia, ma è una parte della storia del nostro Paese. Io mi pongo come un tramite per dare voce attraverso le immagini in movimento e la mia idea di cinema, a una storia che esige di essere raccontata. “Perché è giusto raccontarla e raccontarcela”, come mi disse una volta Giuseppe Vinci”.

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