vaccini

La pandemia da SARS-CoV-2 va avanti ormai da più di un anno. Siamo giunti alla terza ondata pandemica e mentre lo Stato d’Israele e l’Inghilterra, i due paesi che hanno vaccinato più persone rispetto alla popolazione totale, riaprono negozi, bar e pensano già all’organizzazione della stagione turistica alle porte (nel Vicino Oriente addirittura da domenica 18 aprile verrà meno l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto), le cose in Italia procedono in maniera molto diversa.

I dati sulle immunizzazioni nel nostro Paese, aggiornati a giovedì 15 aprile, parlano di 17.130.760 dosi consegnate alle regioni, 14 milioni di somministrazioni totali (13.927.650), delle quali meno di 10 milioni (9.788.805) di prime dosi (16,41% della popolazione) e 4.138.845 di vaccinati anche con il richiamo (6,94%). In Sardegna la situazione è ancora peggiore, con una percentuale del 77,8% di inoculazioni al 15 aprile, contro la media nazionale del’81,3%: numeri che posizionano l’Isola al quart’ultimo posto, davanti a Sicilia, Basilicata e Calabria.

All’indomani della promessa, da parte del premier Draghi, di “dare nuovo vigore alla campagna di vaccinazioni”, compare, sul sito web dell’Ats Sardegna, una Deliberazione del Commissario Straordinario, la n. 257 del 14/04/2021, che recita così: “Indizione di una manifestazione di interesse finalizzata alla formazione di un elenco di infermieri per lo svolgimento dell’attività di somministrazione del vaccino contro il COVID-19, in forma volontaria e gratuita“.

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Nella delibera, l’Azienda per la Tutela della Salute dà conto della necessità di “fronteggiare il fabbisogno di personale necessario allo svolgimento delle attività di vaccinazione mediante Risorse Umane interne ed esterne ad ATS – Sardegna“, a seguito della “rimodulazione del Piano Nazionale di Vaccinazione anti Covid-19, avvenuta in data 13 marzo 2021“. Il Servizio sanitario regionale però propone, nel documento in questione, l’ampliamento dell’organico senza prevedere per gli operatori sanitari retribuzione alcuna, bensì chiamandoli a titolo puramente volontaristico e gratuito, “posto che l’attività di reclutamento del personale addetto alla campagna vaccinale di cui al Piano Nazionale predisposto ai sensi dell’art. 1 – comma 457 – Legge n. 178 del 2020 non pare garantire, e nell’immediato non garantisce, l’urgente ed adeguato numero di unità di personale infermieristico necessario e funzionale a garantire sia la continuità della somministrazione del vaccino COVID -19, sia il raggiungimento dell’obbiettivo posto dal rimodulato Piano Nazionale di Vaccinazione“.

Pare chiaro ormai che, nonostante l’abolizione del vincolo di esclusività per i dipendenti pubblici che intendano andare a lavorare negli Hub, e nonostante siano scesi in campo anche farmacisti e studenti della facoltà di infermieristica per contribuire al raggiungimento della tanto attesa immunità di gregge nel più breve tempo possibile, continui comunque a mancare il personale vaccinatore.

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