Centodieci anni fa nasceva a Firenze una grande donna:  Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, coniugata Belluigi e poi Lussu, più nota come Joyce Lussu. Partigiana, scrittrice, traduttrice e poetessa, medaglia d’argento al valor militare, capitano nelle brigate Giustizia e Libertà, sorella dello storico e antifascista Max Salvadori e moglie in seconde nozze del politico e scrittore Emilio Lussu, con il quale ebbe un unico figlio, Giovanni.

Insieme con il fratello Max, Joyce entrò a far parte del movimento “Giustizia e Libertà” e nel 1938 incontrò Emilio Lussu – mister Mill per gli organizzatori della resistenza in esilio – che in seguito sposò. Raggiunto in questa militanza il grado di capitano, nel dopoguerra venne decorata di medaglia d’argento al valor militare. In Fronti e Frontiere del 1946 lei stessa racconterà, in forma autobiografica, le esperienze di quel periodo.

A liberazione avvenuta visse in prima persona l’abbrivio della Repubblica Italiana all’interno del Partito d’Azione, fino al suo scioglimento nel 1947. Promotrice dell’Unione Donne Italiane, militò per qualche tempo nel Partito Socialista Italiano e nel 1948 fece parte della direzione nazionale del partito, per poi abbandonarlo.

Le lotte contro l’imperialismo e il colonialismo
Dal 1958 al 1960, continuando a battersi nel segno del rinnovamento dei valori libertari dell’antifascismo, spostò il suo impegno verso le lotte contro l’imperialismo.

Tradusse opere di poeti viventi, spesso provenienti dalla cultura orale: albanesi, curdi, vietnamiti, dell’Angola, del Mozambico, afroamericani, eschimesi, aborigeni australiani. Di tutto ciò è eccellente esempio la sua traduzione delle poesie del turco Nazım Hikmet, a tutt’oggi tra le più lette in Italia.

Joyce dedicò una parte fondamentale della sua attività al rapporto con i giovani; per questa ragione occupò parte notevole del suo tempo nelle scuole di ogni ordine e grado. Morì a Roma il 4 novembre 1998, all’età di 86 anni. Un cippo funerario la ricorda, insieme a Emilio Lussu, all’ingresso del cimitero acattolico di Roma, nel quartiere Testaccio.

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